I carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno rinforzato la presenza di militari sul territorio per far fronte alle esigenze imposte dalla situazione di emergenza epidemiologica da coronavirus. Sono diverse le pattuglie impegnate nell'attività di controllo e di verifica delle misure urgenti decise dal governo in tema di gestione e contenimento del virus, a partire dalla motivata circolazione di persone e veicoli in strada.
All'interno del Grande raccordo anulare in sole 24 ore sono state denunciate a piede libero 6 persone, tutte per inosservanza dei provvedimenti dell'autorità. Quattro - un romano, due originari della provincia di Oristano ma residenti a Roma e un cittadino tunisino, di eta' compresa tra i 53 e i 59 anni - sorpresi dai carabinieri della Stazione Roma Bravetta seduti ai tavoli esterni di un bar, regolarmente chiuso, mentre bevevano e mangiavano senza rispettare le prescrizioni imposte dal decreto.
Un 23enne, nato a Parigi, ma residente a Roma, è stato fermato dai militari della stazione Roma Macao mentre era a bordo di uno scooter. Alla richiesta dei carabinieri di esibire l'autocertificazione prevista per giustificare il suo spostamento, il giovane attestava di essere in circolazione per raggiungere l'abitazione di alcuni amici per una cena. Anche per lui è scattata la denuncia a piede libero ai sensi dell'articolo 650 del codice penale.
A largo di Vigna Stelluti, infine, i militari della stazione Roma Ponte Milvio hanno denunciato a piede libero un cittadino peruviano di 51 anni, il quale, trovato a circolare a bordo di uno scooter, non ha saputo fornire una legittima giustificazione circa il motivo del suo spostamento, in violazione del decreto del presidente del Consiglio dell'8 marzo scorso.
LE PENE - Attestare falsamente di doversi spostare per motivi di salute, per esigenze lavorative o per altri stati di necessità integra il reato di falsa attestazione a un pubblico ufficiale: la pena va da uno a sei anni di reclusione. È previsto l’arresto facoltativo in flagranza e la procedibilità è d’ufficio. E ancora, è previsto l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro chi viola i provvedimenti che vietano di spostarsi senza motivo.
Chi ha febbre, tosse e altri sintomi associati al Covid-19 e non si mette in quarantena rischia, oltre all’imputazione per violazione dei provvedimenti dell’autorità, un processo per lesioni o tentate lesioni volontarie. Se dovesse infettare persone anziane o comunque soggetti a rischio causandone la morte, l’imputazione potrebbe trasformarsi in omicidio doloso pena la reclusione non inferiore a 21 anni. Infatti in questo modo si accetta il rischio di contagiare altre persone, causandone lesioni o, nei casi più gravi, la morte. La condotta è punita a titolo di dolo eventuale.
La stessa pena si applica a chi ha avuto contatti con persone positive al coronavirus e continua ad avere rapporti sociali o a lavorare con altre persone senza prendere precauzioni o avvisarle. Non avvertire amici e conoscenti con i quali si hanno avuto contatti negli ultimi giorni, causando il rischio concreto che contagino altre persone, potrebbe costare la stessa imputazione a titolo di dolo eventuale o quantomeno di colpa cosciente. Il reato di lesioni superiori a quaranta giorni di malattia è procedibile d’ufficio ed è punito con la reclusione da tre a sette anni.
Chi sa di aver contratto il coronavirus e non lo dice a nessuno, uscendo di casa fa sì che la sua condotta risulti connotata dal dolo diretto. Le imputazioni, oltre a quella di violazione dell'ordine dell’autorità, sono molto più gravi. Vanno dal tentativo di lesioni e/o di omicidio volontario se si viene a contatto con soggetti fragili o a rischio fino all'omicidio volontario se ne deriva la morte. La legge è chiara, ma anche la giurisprudenza. A queste ipotesi si applicano gli stessi principi dei casi delle persone sieropositive che sanno di esserlo e non avvisano il partner né adottano precauzioni per evitare il contagio.
cronaca
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