cronaca

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Nel bel pieno della crisi pandemica e di quella di governo, risolta con la sconfitta verticale della politica e il salvagente Draghi, gettato da Mattarella a una classe politica oramai finita,  a Genova il Pd, secondo partito nazionale, primo in Liguria, non trova di meglio che litigare sulla famosa anagrafe anticomunista e anche antifascista.


I rappresentanti dei democratici in consiglio comunale si sono astenuti nel voto in merito, chiedendo poi scusa.

L’incendio divampato su questa questione di principio_ equiparare i comunisti ai fascisti è un errore storico prima che politico_ dentro al Pd è solo la prova del disastro nel quale si trova quel partito.

Sconfitto regolarmente da oramai sei anni in qualsiasi competizione elettorale locale, invece di applicarsi sui temi sempre più stringenti delle emergenze che assediano anche drammaticamente Genova e la Liguria, si dedica a coltivare o la propria irrilevanza sulla nostra scena o a litigare al proprio interno. Dopo il clamoroso errore dell’astensione sull’anagrafe in consiglio comunale sarebbe stato utile un bel silenzio contrito. Invece è incominciato uno scannamento che ha portato all’eliminazione della capogruppo Cristina Lodi, sostituita da Alessandro Terrile, già segretario provinciale del partito, complice il segretario attuale, l’impeccabile Alberto Pandolfo.

E cosa può succedere oggi nel Pd, se stanghi il genere femminile a vantaggio di quello maschile, nel mare in tempesta provocato a Roma dalla scelta di tre ministri Pd, tutti maschietti?

Che scoppia un inferno nel quale l’accusa di sessismo è il minimo che possa capitare.

Ma davvero il Pd, forza di opposizione in Comune e in Regione e in quasi tutti i più importanti comuni liguri, ha del tempo da perdere in questa polemica, che scatena la feccia dei social come un cerino in un pagliaio di erba secca?

Oggi che tante emergenze stringono alla gola anche e sopratutto la Liguria, dalle autostrade collassate di traffico e di sentenze tragiche sulla stabilità dei viadotti, alle varianti della infezione Covid, che attaccano dall’estremo Ponente, alla rabbia delle categorie di lavoratori e di imprese chiuse dalle costrizioni anti pandemia, che invadono e invaderanno le strade della città, ai vaccini che mancano, viviamo il tempo più difficile della nostra Storia recente.

Una forza responsabile di opposizione dovrebbe attrezzarsi in ben altro modo, magari cogliere lo spirito del clima che a Roma suggerisce un governo di unità, tutti insieme contro l’emergenza, invece di trovare o spunti interni di polemica o temi di opposizione tanto risibili quanto palesi nel dimostrare una reale incapacità di fare politica. E questo non riguarda, ovviamente, solo il Pd.

Così assistiamo al doppio registro di Draghi che invoca l’unità come dovere e alle beghe genovesi e liguri sull’anagrafe antifascista e anticomunista e magari ci beiamo della incredibile proposta firmata dall’opposizione regionale, di boicottare il consumo di Viagra e Tavor per colpire la Pfizer che ci lesina i vaccini. Ma che mondo è questo, ma che politica è?

Eppure abbiamo un ministro a Roma, come Andrea Orlando, al suo quarto incarico di governo, spezzino ligure, che della sua terra si occupa con il mignolo della mano sinistra, magari per suggerire candidature locali sbagliate, dimenticando che le sue fortune, ben coltivate nel pollaio romano, nascono da questo territorio.

E abbiamo un’altra leader, come Roberta Pinotti, già ministro della Difesa, anche lei baciata da una carriera super e forse anche un po’ inattesa, eletta come Orlando fuori Regione, perché qui la sua elezione è in precario equilibrio, che non da segni di vita sul territorio in questi terribili frangenti. Oppure li da solo attraverso uno dei suoi attachè, appunto il segretario provinciale Pandolfo, che non sbaglia il colore di una cravatta, ma si infila a capofitto nella querelle della presunta censura sessista.

Avremo bisogno di ben altro respiro, di ben altra mobilitazione che non i piagnistei di tutta l’opposizione sulla sordità della maggioranza totiana ai loro microscopici movimenti. La Liguria arancione, il caos autostradale, il disastro del turismo, le infiammate e giustificate proteste dei ristoratori e di tutto il comparto dell’accoglienza e perfino questo Festival di Sanremo che vogliono a tutti i costi fare, la Rai romana e il Comune rivierasco, alla faccia di tutto, meriterebbero che suonasse qualche sveglia,

Non può essere solo sesso e rock and roll.