politica

Sono dieci le opere ferme ai blocchi di partenza ma necessarie
1 minuto e 15 secondi di lettura
"La fotografia sulle infrastrutture che ci offre la CGIA di Mestre è la prova che attraverso le grandi opere passa una buona parte della ripartenza dell'economia italiana per uscire dall'emergenza Covid-19. Ora più che mai è il momento di sanare le carenze delle infrastrutture italiane.

In base al calcolo della CGIA solo le dieci opere citate nella loro nota ferme ai blocchi di partenza ma necessarie
(la Tav Torino-Lione, la Messina-Catania-Palermo, la Gronda di Genova, l'alta velocita' tra Verona e Padova, la terza corsia A11 Firenze-Pistoia, l'Autostrada Roma-Latina, l'Autostrada Pedemontana Lombarda, la Tav Napoli-Bari lotto Irpinia-Orsara/tratta Orsara Bovino e l'Autostrada regionale Cispadana) movimenterebbero una liquidita' di circa 37,6 miliardi che permetterebbero alle filiere produttive collegate al mondo delle infrastrutture di far lavorare un gran numero di imprese e di gente". Lo dichiarano in una nota i deputati di Cambiamo! Stefano Benigni, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini, Alessandro Sorte e Giorgio Silli.

"Non e' un caso che il presidente Toti rilanci con forza la necessità di sbloccare le grandi opere portando sempre ad esempio il "modello Genova" adottato per la costruzione del ponte sopra il Polcevera. Sburocratizzare al massimo mantenendo i controlli di sicurezza tanto contro le infiltrazioni mafiose tanto per la sicurezza sul lavoro tramite la nomina di un commissario e' l'unico modo per non permettere alla burocrazia di asfissiare definitivamente un comparto strategico utile non solo a migliorare la qualita' della vita degli italiani ma anche per l'immediato rilancio economico del nostro Paese", concludono.