cronaca

Una storia lunga ma con un comune denominatore: l'impossibilità ad essere realizzato
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Non c’è sindaco, dal 2002 a oggi, che non abbia provato, fallendo, a riesumare (o creare in origine) il tunnel subportuale di Genova: Pericu, Vincenzi, Doria, e ora tocca a Bucci. Vent’anni di fallimenti, lasciatecelo dire, pongono forti dubbi sulla sua realizzabilità.

La storia del tunnel sotto il porto di Genova inizia nel lontano 2002, quando la società Tunnel di Genova s.p.a (costituita dalla giunta Pericu e partecipata da Comune, Autorità portuale e Cassa depositi e prestiti e presieduta dall’avvocato e assessore genovese Giancarlo Bonifai) bandì una gara di progettazione internazionale per il disegno preliminare dell’opera: risultó vincitrice la Genova Crossing Joint Venture (High Point Rendel di Londra, D’Apollonia spa di Genova, Technital spa di Verona e Tec di Veenendaal). Costo del progetto preliminare, a carico della società pubblica, quindi dei cittadini tutti, 4 milioni di euro. Tracciato di 700 metri, Calata Gadda-San Benigno, passando sott’acqua fino a 35 metri di profondità, due gallerie a tre corsie ciascuna. E nuova strada sotto la Sopraelevata dal mercato del pesce a piazzale Kennedy. (LEGGI IL DOCUMENTO DELL'URBAN LAB DI GENOVA)

Cifra stimata per l’opera circa 500 milioni di euro. Ma chi doveva pagare? Si pensò allora al project financing: chi costruiva l’opera avrebbe incassato pedaggi per 50 anni, tra i 50 centesimi e i 2 euro. Ma quale privato? Nessuno si fece mai avanti.
Altro incaglio: a calata Gadda c’è lo Yacht Club, vincolato. Guai a sfrattarlo…

Intanto passarono gli anni, tra dibattiti, polemiche, perplessità soprattutto dal mondo portuale: contrari tra gli altri Gigi Negri (allora numero uno di calata Sanità, Ignazio Messina, Luigi Merlo, Gian Enzo Duci degli Agenti marittimi) .

Il progetto preliminare, approvato nel giugno 2005 dal Consiglio Superiore del lavori pubblici, restó in vana attesa di approvazione da parte del CIPE, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, a cui approdò senza esito nel 2007.

La politica nazionale ora: il ministero delle Infrastrutture era guidato da Antonio Di Pietro che citò l’opera nel 2006 come parte delle infrastrutture prioritarie del Paese, come alternativa alla sopraelevata, e come miglioramento del sistema di collegamenti in area portuale.

Ma il tempo di nuovo scivolò via, e il tunnel si perse in altri temi ben più concreti e immediati come il nuovo nodo di San Benigno da disegnare per non far collassare il porto in crescita e sempre più meta di camion, ma anche la strada a mare di Cornigliano da immaginare.


Ed ecco Marta Vincenzi come sindaco, e non vogliamo riesumare il fantasma del tunnel? Rieccoci nel balletto con sottofondo il ritornello a cui è sempre stato abbinato il progetto cioè sopraelevata sì, sopraelevata no? Ma ecco che il sogno (per molti un incubo) del tunnel sotto il porto tramontò, sarà stato un segno del destino(?), proprio il giorno di San Valentino, il 14 febbraio del 2012 quando la società tunnel di Genova S.p.a venne liquidata. Fine di un amore… che poi però verrà riproposto da Marco Doria che ha più volte dichiarato il suo apprezzamento per il tunnel.

In realtà la società continuò ad esistere perché ne troviamo traccia nei documenti del Comune di Genova fino al 15 febbraio 2016
Scopriamo da questo documento (LEGGI QUI) che i risultati di bilancio furono, negli ultimi anni, i seguenti: 2014 -922,00 euro, 2013: -4.193,00, nel 2012 -20.441,00, nel 2011 -56.945,00, nel 2010 -66.804 euro. Ma attenzione, ricordiamo che era costato ben di più lo scherzetto, oltre 5 milioni, come ricorda l’ex collega Nur El Gawohary (ASCOLTA IL SERVIZIO) del 4 maggio 2012 oppure nel servizio di Luca Russo (ASCOLTA IL SERVIZIO), venerdì 10 febbraio 2012.


In questi anni intercorsi si è passati attraverso l’abbandono di Cassa depositi e prestiti, ed esce di scena anche l’altro socio della società Tunnel di Genova S.p,a. Lunedì 29 giugno 2015 a Palazzo Tursi il sindaco Marco Doria e il presidente di Autorità portuale Luigi Merlo firmano l’atto di vendita delle quote azionarie della società Tunnel Spa finora appartenute all'Autorità portuale. Prezzo 500 euro, avete capito bene, in questi casi di dice “cifra simbolica”.

E ora il progetto del tunnel, dopo 20 anni di fallimenti e tre sindaci che si sono succeduti, torna in auge con il quarto sindaco, Marco Bucci. Perché? Perché è crollato ponte Morandi: cioè probabilmente se non coi fosse stata la tragedia del 14 agosto 2018 forse nessuno si sarebbe mai sognato di riesumare l’opera, perché Autostrade non sarebbe stata costretta a pagare oltre 1 miliardo e mezzo per risarcire la città dei disagi subiti (ma veramente bisogna considerare il risarcimento consono?), per colpa dell’incuria di anni e anni sulla rete, oggi stravolta da cantieri infiniti (almeno 5 anni ancora), automobilisti come prigionieri. La domanda è: comunque è una priorità il tunnel sotto il porto e la conseguente morte della sopraelevata, oppure si potevano investire in modo diverso quei circa 500 milioni che, si stima, costerà l’opera?

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