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L'avvento di Dal Pino torna in forse per l'inibizione a carico del patron blucerchiato
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 Massimo Ferrero di nuovo al centro della scena e di nuovo in modo non positivo. La sua partecipazione al voto in assemblea di Lega Serie A, per designare Paolo Dal Pino nuovo presidente, apre un conflitto procedurale e rischia di invalidare la stessa elezione.


Secondo alcuni dei club che appoggiavano il candidato alternativo Gaetano Micciché, Ferrero non avrebbe potuto partecipare al voto, in quanto tuttora inibito per la vicenda dei fondi girati dalla Sampdoria ad altre società del suo gruppo nel quadro dei lavori a Bogliasco. Dal Pino è stato eletto con 12 voti, uno in più del minimo necessario, contro i 7 riportati da Micciché mentre il Milan ha votato scheda bianca.
La partecipazione di Ferrero al voto, non vagliata preventivamente né da se stesso né dal segretario di assemblea e neppure dagli altri votanti, potrebbe essere sindacata alla luce delle stesse norme Figc. Infatti il codice di giustizia sportiva prescrive all’art. 9 che il soggetto inibito può svolgere esercizio di voto relativamente a questioni di natura patrimoniale all’ordine del giorno, fattispecie diversa dall’elezione di un presidente. Inoltre si dispone a carico dell’inibito «il divieto di rappresentare la società di appartenenza in attività rilevanti per l’ordinamento sportivo nazionale e internazionale», fattispecie in cui sembra collocarsi appieno un’assemblea elettiva. Non è improbabile che alcuni dei club sconfitti (tra cui Juventus, Inter e Torino oltre a Sassuolo, Bologna, Fiorentina e Cagliari) decidano di avviare la procedura per rendere nulla l’elezione di Dal Pino, voluta appunto dal cosiddetto “partito Lotito” che raggruppa, dietro il presidente della Lazio, anche le due genovesi, Atalanta, Lecce, Napoli, Parma, Brescia, Roma, Spal, Udinese e Verona). Non è un caso che ad avanzare i primi dubbi ci sia anche il “Corriere della Sera”, il cui editore è il patron torinista Urbano Cairo.