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La replica dell'azienda: "Incomprensibile la pubblicazione di un impianto a carbone chiuso nel 2014"
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Sono 30 i nuovi casi di grave danno ambientale accertati in Italia nel biennio 2017-2018 dall'Ispra, il centro studi del Ministero dell'Ambiente. Tra questi, anche le emissioni della Tirreno Power a Vado Ligure e Quiliano. I casi hanno interessato soprattutto le acque sotterranee (32%), laghi e fiumi (23%) e i terreni (19%). Questi i dati del primo 'Rapporto sul danno ambientale' dell'Ispra, presentato alla Camera dei Deputati.

Dei 30 nuovi casi accertati nel 2017-2018, ventidue sono procedimenti giudiziari e 8 casi extra giudiziari. In 10 di questi 30 casi, il Ministero dell'ambiente si è già costituito parte civile. Le attività che potenzialmente possono portare a danno ambientale sono risultate soprattutto quelle svolte dagli impianti di depurazione e di gestione dei rifiuti, dai cantieri edili e di realizzazione delle infrastrutture, dagli impianti industriali.

Tirreno Power abbozza una difesa. "E' incomprensibile come Ispra pubblichi oggi un elenco che cita l'impianto a carbone della centrale di Vado Ligure spento dal 2014, sostenendo fatti che non si sono verificati e che sono smentiti dalle stesse autorità regionali per l'ambiente. Non è vero che vi siano stati effetti dannosi sulla qualità dell'aria, come conseguenza dell'attività della centrale", si legge in una nota.

L'attacco all'ambiente di aziende irresponsabili o smaltitori senza scrupoli continua. Il centro studi del Ministero dell'Ambiente conferma nel suo rapporto che sono state aperte 161 istruttorie. E i danni gravi sono stati riscontrati in una trentina di siti. Tra questi, le discariche di Chiaiano e Casal di Principe in Campania, quelle di Malagrotta e Anagni nel Lazio, quella di Bellolampo in Sicilia, le emissioni della Tirreno Power a Vado Ligure e Quiliano, l'interramento di liquami, fanghi e scarti di lavorazione a Rende in provincia di Cosenza.

La Sicilia è la regione dove sono state aperte più istruttorie (29), seguita da Campania (20), Lombardia (14), Puglia e Umbria (13 a testa). Seguono Abruzzo (11), Toscana (11), Lazio (10), Liguria (10). Le attività che potenzialmente possono portare a danno ambientale sono risultate soprattutto quelle svolte dagli impianti di depurazione e di gestione dei rifiuti, dai cantieri edili e di realizzazione delle infrastrutture, dagli impianti industriali.