cronaca

Roberto Battiloro è tra i pochi parenti delle vittime a partecipare all'incidente probatorio
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Mi chiedo se la vita di un figlio abbia un prezzo, e più ci penso, più mi convinco di no. Roberto Battiloro, un padre di 60 anni, che ha perso suo figlio Giovanni, nel crollo del ponte Morandi, il 14 agosto del 2018, deve pensarla come me.



Gli hanno offerto molti soldi, un milione di euro, per chiudere la faccenda, per dimenticare che il figlio è volato dal ponte insieme ad altre 43 persone , in quel maledetto giorno che ha spezzato tante vite.


“La vita di mio figlio non ha prezzo, voglio prima verità e giustizia”. Ha risposto così, determinato e combattivo, Roberto Battiloro, allontanando le proposte  di chi avrebbe voluto risarcirgli il danno per la morte di Giovanni, il 29enne videomaker di Torre del Greco, che era partito in macchina diretto in Spagna per una vacanza insieme a tre dei suoi più cari amici, Gerardo, Antonio e Matteo, e che sulle coste iberiche non è mai arrivato.


Da allora per Roberto Battiloro, dipendente della Rai a Napoli, non c’è pace. E’ arrivato a Genova dopo due anni e mezzo per partecipare all’incidente probatorio che dovrà rispondere al perché il ponte è crollato. Ci saranno gli avvocati dei 71 indagati di Autostrade per l’Italia, i periti del giudice, i consulenti delle difese, i magistrati, riuniti sotto la tensostruttura anti-Covid allestita nel cortile del Palazzo di giustizia.



“Non dormo da una settimana per questo appuntamento”, ha detto Battiloro, uno fra i pochissimi parenti delle vittime che saranno presenti in aula. Battiloro è inoltre il solo ad aver prodotto una consulenza di parte, con un pool d’ingegneri che ha già depositato le loro conclusioni.



“Siamo in linea con i periti del giudice: lo strallo malato, la ruggine, l’incuria, il risparmio sulle manutenzioni per i dividendi”, dice Battiloro che sottolinea come viva questo momento con grande angoscia, tanto da aver raggiunto Genova in auto, e aver deciso di non percorrere il nuovo ponte San Giorgio, ma di uscire prima dall’autostrada: “Non voglio passare da lì perché mi ricorda che la giustizia non è stata veloce quanto la ricostruzione. Il problema è irrisolto e c’è ancora chi prende i pedaggi per il transito”.



E poi un ricordo di Giovanni: “Sognava di fare il giornalista. Sognava un mondo più equo e legale, seguiva la cronaca nera e il Napoli. Io ero preoccupato per la camorra. Di certo non potevo pensare a un ponte pericolante. Quando lo ho sentito al telefono per l’ultima volta  mi ha detto di essere in direzione Ventimiglia, ti saluto papà, sta diluviando”. Battiloro è riuscito a recuperare la telecamera del figlio da sotto il Morandi. Aveva filmato fino a 7 minuti dal disastro.