salute e medicina

Il direttore della Clinica Malattie infettive dell'Ospedale San Martino di Genova
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"Si deve tornare a scuola. Il rischio zero evidentemente non esiste, ma è un rischio che non possiamo con correre. Sono sette mesi che le scuole sono chiuse. Da sempre il rischio zero a scuola non esiste. Non è esistito con l'influenza, con il meningococco, con il morbillo e molte altre malattie infettive contagiose. Il rischio zero non esiste ma è calcolato come in tutte le altre attività, in tutto il resto del mondo". Lo ha detto il direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti.

"Sulle scuole sono molto duro e critico. Dovevano essere scritte regole molto precise e invece oggi ognuna fa come gli pare". Inoltre, "le decisioni che stanno prendendo le scuole poco hanno a che vedere con la scienza e con l'evidenza della letteratura. Per vocazione guardo sempre fuori, ho studiato in America, lavoro con molti colleghi europei. In Inghilterra riaprono le scuole, la positività accertata tra studenti e insegnanti è risibile e vanno a scuola normalmente". E il direttore si chiede: "Ma da noi, questa di oggi è la stessa scuola dove per 30 anni non ci si è preoccupati se i bambini fossero vaccinati per la varicella, morbillo, pertosse? La stessa scuola dove fino alla legge Lorenzin avevamo il 20% o più dei bambini che andavano a scuola non coperti dal vaccino per il morbillo, che può essere una malattia devastante? La stessa scuola dove non è stata mai prevista alcuna vaccinazione antinfluenzale per i ragazzi? La stessa scuola che oggi si pone il problema del Covid".

Bassetti ritiene che non ci sia "nulla di scientifico" nel fare una settimana a scuola e una a casa con la dad o bloccare le macchinette dei distributori automatici. "Se vengono usate le mascherine (non durante le lezioni) dov'è il problema di fare la ricreazione, di entrare a scuola assieme. Che differenza c'è? I ragazzi vanno al supermercato, negli autobus e negli altri luoghi di aggregazione. Sento dire che hanno tutti paura ma, per esempio  che copertura vaccinale ha il corpo scolastico per le varie Malattie infettive prevenibili da vaccino?". E poi Bassetti 'legge' i numeri nazionali sul contagio da Covid-19. "Noi non abbiamo il 2% di positivi, noi abbiamo 98.500 persone che sono state testate che sono negative. Quindi vediamo le cifre al contrario. Perché il modo catastrofico di vedere i numeri di chi dice moriremo tutti di Coronavirus, finirà il mondo, dobbiamo chiuderci in casa, dobbiamo chiudere le scuole, tappare i nostri vecchi in casa oggi, io non lo condivido. Era condivisibile a marzo e aprile, oggi no. Oggi è completamente errato".

La differenza, oggi, continua Bassetti "è che prima venivano loro da noi ora siamo noi che andiamo a cercarli. Prima c'è stato un momento in cui abbiamo avuto anche fino al 30% di tamponi positivi ma era una puntina piccola di un grosso iceberg. Oggi l'iceberg è tutto fuori e non è più un iceberg, è una cosa molto piccola perché in questo momento in Italia se c'è uno che ha un sintomo compatibile con il Covid gli fanno il tampone e quindi lo tiriamo fuori, e ciò significa che c'è una bassissima circolazione nonostante quello che si voglia dire".

Secondo Bassetti siamo ai livelli di ferragosto per quanto riguarda i positivi. La grande maggioranza asintomatici o poco sintomatici. "Oggi facciamo tanti tamponi, mai fatti cosi' tanti anche se ne facciamo meno di quanti ne fanno altri Paesi. Ma la misura la dà quanti, sul totale dei tamponi eseguiti, risultano positivi, perché se faccio 10mila tamponi e ho il 10% avrò mille positivi, se io ne faccio 100 di tamponi in percentuale avrò la stessa misura di positivi, quindi la misura per capire come stanno andando le cose è di andare a guardare quanti sono i tamponi positivi in percentuale. Siamo sempre intorno a una forbice tra l'1,5% e il 2,5% sui tamponi fatti". E in merito alla pressione sui laboratori: "Avremmo dovuto apire ai privati, lavorare di più con loro. Si è centralizzato in buona parte delle regioni sui laboratori pubblici e ospedalieri che vanno in affanno. Con regole precise e chiare, molto lavoro poteva essere fatto dai privati".