
Sara Armella è vicina a diventare la nuova presidente della Fondazione Palazzo Ducale di Genova, un incarico di grande rilievo culturale e amministrativo. La sua nomina, suggerita dalla sindaca Silvia Salis, rappresenta una svolta storica perché sarà la prima donna a ricoprire questo prestigioso ruolo. Armella, avvocata di fama internazionale esperta in diritto tributario, vanta una lunga esperienza nella gestione di enti pubblici e culturali: ha infatti guidato la società immobiliare comunale Spim dal 2007 al 2011 e la Fiera di Genova per oltre un decennio, contribuendo significativamente alla loro crescita e trasformazione. Armella sostituirà l'attuale presidente Beppe Costa che ha condotto molto bene la Fondazione durante il suo mandato.
"Mi sembra prematuro, ci sono dei passaggi da rispettare. Se accadrà ne sarò orgogliosa, molto fiera e lusingata. Se succederà sarà per dare una mano ad un'ottima squadra che da tempo lavora molto bene su tanti versanti. Ovviamente non posso che di dire che è stato un lavoro complesso e articolato ma molto ben gestito e organizzato. L'importante è che chiunque si avvicini ad un incarico pubblico, gratuitamente e questo va detto anche per chi c'è stato prima, lo faccia con lo spirito di servizio per la città senza pensare alla propria traiettoria. Ognuno ha poi le proprie conoscenze e esperienze che possono essere messe a disposizione. Io ad esempio sono anche presidente, ad esempio, della commissione dogane nella Camera di Commercio internazionale, rappresento l'Italia in diversi network, possono essere occasioni per attrare eventi, relazioni e occasioni di approfondimento".
Dazi Usa e ricadute
"L'accordo che è stato raggiunto sui dazi è un accordo al 15% - spiega Armella, una dei massimi esperti di diritto doganale - una tariffa piatta che si applica veramente alla maggior parte dei prodotti italiani e europei che vengono esportati verso gli Stati Uniti. Consideriamo che prima di aprile, prima dell'intervento di Trump con i famosi ordini esecutivi, noi avevamo come Italia circa il 50% dei nostri prodotti arrivavano negli Stati Uniti senza dazio, duty free, e un 25% arrivava con una tariffa molto ridotta dallo 0 al 5%, cioè complessivamente il 75% dei prodotti italiani arrivava negli Stati Uniti lasciando la frontiera una percentuale molto bassa, tra lo 0 e il 5%. Se noi guardiamo questi dati e li rapportiamo al 15% di oggi, c'è effettivamente un grande salto, c'è effettivamente un grande cambiamento che impatta notevolmente sulle aziende. Gli Stati Uniti sono il primo Paese in termini di export da parte nostra da parte dell'Italia e rappresentano veramente una percentuale molto significativa. Secondo le stime del Centro Studi di Confiindustria, questi dazi al 15% comporteranno una riduzione dell'esportazione una riduzione dell'ordine di 23 miliardi di euro l'anno e una riduzione del nostro export italiano verso gli Stati Uniti di circa il 30%".
Sugli aumenti dei prodotti: "Secondo l'accordo che è stato raggiunto non ci saranno aumenti. Quindi quando noi compriamo dagli Stati Uniti il livello dei dati rimane quello attuale. Addirittura, anzi, Trump ha detto che attraverso questo accordo ci sarà lo 0% per tutti i prodotti statunitensi".
Sulle aziende liguri: "Soprattutto la cantieristica fa da padrone sui conti della Liguria verso gli Stati Uniti. Un dato che, devo dire, non ha subito scossoni per effetto dei dazi introdotti da Trump. La Liguria esporta molto in termini di sistema logistico e quindi esporta per tutte quelle regioni del nord Italia che, grazie proprio al nostro sistema marittimo portuale, riesce ad arrivare agli Stati Uniti. Ma in termini di produzione ligure verso gli Stati Uniti ci sono alcune nicchie significative per esempio nel settore agroalimentare, nel settore dell'artigianato. E poi, principalmente, dal punto di vista numerico, il dato più importante è quello della cantieristica e anche dei prodotti petroliferi raffinati".
IL COMMENTO
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