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E' stato presentato in concorso al Festival di Cannes
2 minuti e 41 secondi di lettura
di Dario Vassallo
Un uomo e una suora con un coltello in manoBenicio De Toro e Mia Threapleton in 'La trama fenicia'

È difficile immaginare un altro regista contemporaneo con uno stile immediatamente riconoscibile come quello di Wes Anderson che fa propria l'idea di Oscar Wilde che l'arte non ha bisogno di esprimere nient'altro che se stessa. I suoi film possono essere stravaganti voli di fantasia ma esprimono anche una genuina curiosità per la bizzarra natura delle relazioni umane. Con i suoi pregi e i suoi difetti non fa eccezione ‘La trama fenicia' dove come sempre il regista americano chiama a raccolta grandi star con cui ha già lavorato come Tom HanksScarlett JohanssonBill MurrayWillem Dafoe e Benedict Cumberbatch se pure utilizzandoli in ruoli secondari.

La trama

Il protagonista è però Benicio Del Toro nel ruolo dell’imprenditore plutocrate Zsa-Zsa Korda. Portandosi dietro ovunque vada una cassa di legno piena di granate a mano, è una figura controversa che molti vogliono uccidere, tanto che il film si apre con un attentato mentre sta volando con il suo aereo personale. Uscito vivo per miracolo, l’aver visto la morte in faccia lo porta a prendere in consideraione due priorità: fare ammenda con la figlia da cui si è allontanato, una suora novizia che non lo ha ancora perdonato per il ruolo che ha avuto nella morte della madre, e portare a termine la sua impresa più ambiziosa: dominare l'economia di una fittizia nazione mediorientale con una serie interconnessa di attività minerarie, di trasporto e di pesca. A tal fine, firma accordi di investimento con vari parenti e soci ma nell’ombra c’è chi vuole distruggere il suo piano.

Commedia elegante ed eccentrica

Anderson ha ideato un'altra delle sue commedie eleganti ed eccentriche ma ancora una volta vulnerabile all'accusa di realizzare film che stilisticamente assomigliano gli uni agli altri. Godibile e realizzato con la solita abilità ‘The Phoenician Scheme’ è però in qualche modo meno dettagliato e ispirato visivamente rispetto a molti lavori precedenti, con un minor grado di empatia per i suoi strampalati personaggi. Qui si concentra tutta l’attenzione sulla semplice idea che la famiglia è l'eredità più ricca che chiunque possa mai sperare di ricevere o tramandare, anche se alcune persone - soprattutto i padri - di solito devono perdere tutto il resto prima di poter imparare ad apprezzarne il valore, tanto che il dilemma del protagonista è quasi dickensiano: se ha dedicato tutte le sue energie ad accumulare ricchezza ma si è perso la famiglia, a cosa è servita la sua fortuna?

Un mondo visto con un tocco da fumetto

Nonostante la leggerezza, si vede emergere un Anderson disilluso, preoccupato che il mondo stia perdendo la testa ed è forse quello che lo spinge a moderare il consueto gusto per le immagini pittoriche e simmetriche, cospargendo il suo piccolo mondo fantasmagorico con un tocco di fumetto. Un Anderson più adulto, quindi, ma pur sempre un Anderson che procede amabilmente con quello stile da bambino sapiente che ha fatto suo senza la paura di rischiare di farlo diventare un manierismo. È qua e là divertente ma con meno della stravaganza romantica che gli abbiamo visto usare in passato, meno della solitudine infantile che si percepisce nei suoi film più riusciti.

 

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