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Il regista iraniano fa il tris dopo aver vinto il Leone d'oro nel 2000 e l'Orso d'oro nel 2015
2 minuti e 15 secondi di lettura
di Dario Vassallo

Un film sulla violenza di Stato, la vendetta e sul dolore della tirannia che coesiste con l'apparente normalità quotidiana. La Palma d’oro è andata a ‘A simple accident’ (Un semplice incidente) dell’iraniano Jafar Panahi che aggiunge questo premio al Leone d'Oro vinto a Venezia nel 2000 per ‘Il cerchio’ e all'Orso d'Oro conquistato a Berlino nel 2015 per ‘Taxi Teheran’. Meritato, non c’è dubbio, ma è difficile non vedere in controluce un verdetto anche politico per un regista scomodo che si è sempre scontrato con il regime del suo paese, tanto da essere più volte incarcerato e più volte costretto a non poter uscire dall’Iran. L’ultima volta è stato rilasciato dal carcere nel 2023 su cauzione dopo aver intrapreso uno sciopero della fame per protestare contro “il comportamento illegale e disumano" della magistratura iraniana. Il film, il suo primo a non essere girato illegalmente dal 2006, racconta di un uomo che mentre di notte guida la propria auto con accanto la moglie incinta e la figlia piccola uccide involontariamente un animale. La vettura danneggiata lo obbliga a fermarsi nell'unico posto aperto per chiedere aiuto ma tra i presenti c'è qualcuno che crede di rivedere in lui un terribile torturatore del passato, fatto che finisce per coinvolgere altre vittime innescando tutta una bizzarra serie di eventi. E’ un thriller di vendetta teso e contorto, carico di pesanti dilemmi etici, esplicito in maniera straziante riguardo alle sofferenze dei suoi personaggi che si chiede però se possano mai essere giustificati nell'usare gli stessi metodi, dai rapimenti alle torture, dei loro oppressori.

Un uomo e due donne nel desertoUna scena di 'A simple accident' di Jafar Panahi

Il Palmares

Per il resto, gli altri verdetti della giuria presieduta da Juliette Binoche della quale faceva parte anche l’italiana Alba Rohrwacher sono sostanzialmente condivisibili (Sirat a parte). Personalmente, come ho più volte avuto modo di scrivere, il mio preferito per la Palma d’oro era ‘Sentimental value’ di Joachim Trier (leggi QUI) cui è andato comunque il Gran Prix. Meritatissimo il premio per la migliore interpretazione femminile a Nadia Melliti che in ‘La petite derniere’ ci mostra in maniera convincente il risveglio lesbico di un'adolescente musulmana (leggi QUI).

Questi tutti i premi attribuiti in ordine di importanza

Palma d’oro   A simple accident  (Jafar Panahi)

Grand prix   Sentimental value (Joachim Trier)

Premio per la regia   Kleber Mendonca Filho  (O agente secreto)

Miglior attore  Wagner Moura (O agente secreto)

Miglior attrice    Nadia Melliti  (La petite dernière)

Premio della giuria ex-aequo  Sirat (Oliver Laxe) e Sound of falling (Masha Skilinski)

Premio per la sceneggiatura  Jean Pierre & Luc Dardenne  (Jeunes Mères)

Premio speciale Resurrection di Bi Gan

Camera d’or (migliore opera prima in tutte le sezioni del Festival, la presidente di giuria era Alice Rohrwacher) The president’s cake di Hasan Hadi (presentato alla Quinzaine des cineastes)

 

 

 

 

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