
CANNES - Da un pò di tempo a questa parte i film di formazione a sfondo sessuale sono sempre più numerosi: storie di giovani che esplorano i propri corpi, appetiti e identità nel corso dell’anno scolastico o durante una vacanza estiva. Se però pochi trasmettono il brivido della scoperta tra questi è sicuramente da inserire - per consistenza, carica erotica e persistente nostalgia - ‘La petite dernière’ (La sorellina) di Hafsia Herzi, attrice e regista francese di origine tunisina da parte di padre ed algerina da parte di madre, qui al suo terzo film, presentato in concorso, che ci mostra il risveglio lesbico di un'adolescente musulmana francese.
La trama
Fatima è una ragazza che lotta contro l'asma, ama i libri, il calcio, la corsa e le ragazze, anche se quest’ultimo interesse è segreto. Vive con i genitori e due sorelle e mentre si prepara a lasciare la scuola e iniziare il primo anno di università cerca di uscire da quello che sembra un fidanzamento non ufficiale con un ragazzo musulmano in cui si è lasciata trascinare suo malgrado. Scarica un'app di incontri gay e li sperimenta di nascosto: è così che conosce Ji-Na, infermiera coreana che lavora nella clinica dove va a curare l’asma, l'unica con cui riesce ad aprirsi, tanto da innamorarsene. Ma le pene d’amore non mancheranno.
Una storia di formazione sull’identità queer musulmana
Adattamento di un romanzo autobiografico dell'autrice franco-algerina Fatima Daas, ‘La petite dernière’ è una storia di formazione sull'identità queer musulmana con tutti i dolorosi e inconciliabili imperativi che questo implica, complicando il difficile percorso del semplice raggiungimento dell'età adulta. Vibrante e al tempo stesso controllato è tanto toccante nel suo umanesimo quanto sensuale. La particolare intersezione qui rappresentata di due comunità antitetiche (LGBTQ e musulmana) conferisce al dramma un’inedita freschezza nel gestire i toni - coniugando passione ed emozioni impetuose - nonostante l'argomento, con il suo conflitto fondamentale tra desideri personali e pressioni religiose, avrebbe potuto prestarsi al didatticismo o alla predicazione.
La sessualità di Fatima è un atto di fede in se stessa
Herzi invece è fermamente neutra nella visione dell'Islam e della sua centralità nella vita di Fatima e non è interessata ad una feroce accusa alla religione ma piuttosto a quanto siano stratificate e complesse le identità e a come il rifiuto di Fatima di negare la sua sessualità o la sua spiritualità sia di per sé un atto di fede: in se stessa, in un Islam che sembra non avere spazio per lei e in un Paese in cui lo storico disprezzo per il multiculturalismo fa sì che potrebbe essere impreparato ad accoglierla.
In corsa per un premio
‘La petite derniére’ è anche permeato da un'accettazione agrodolce dei limiti delle persone e delle comunità che ci sono care. Herzi prende con sicurezza quello che avrebbe potuto essere un tradizionale racconto di coming out e lo trasforma in qualcosa di molto più provocatorio: uno studio della protagonista ambientato nella terra di nessuno che si trova tra le opprimenti certezze dell'infanzia e le inebrianti libertà della prima età adulta mostrandoci come se pure certe crisi e certi scontri forse non saranno mai completamente risolti potranno comunque essere gestiti e affinati se accompagnati da una crescente maturità. Io un premio glielo darei.
Iscriviti ai canali di Primocanale su WhatsApp, Facebook e Telegram. Resta aggiornato sulle notizie da Genova e dalla Liguria anche sul profilo Instagram e sulla pagina Facebook
IL COMMENTO
Se l’ex Rinascente diventa un autosilos, a rischio i palazzi che si svuotano!
Se la cultura cambia marcia con lo stesso regista di prima