GENOVA -"Da giovane sostituto procuratore Francesco Coco di fronte alle pressioni del regime fascista che chiedeva la condanna di Enrico Berlinguer per i moti del pane a Sassari lui ne chiese l'assoluzione. Dunque sbagliato pensare che Coco fosse un conservatore: la sua azione era ispirata solo dalla sua coscienza e dalle leggi..".
Lo ha svelato il procuratore capo facente funzioni di Genova Francesco Pinto alla commemorazione dell'eccidio del giudice Francesco Coco e dei due uomini della sua scorta Giovanni Saponara e Antioco Deiana da parte delle Brigate Rosse in salita Santa Brigida, a Balbi, nel centro storico di Genova.
Era l'8 giugno 1976. Quarantasei anni dopo l'eccidio si scopre inoltre che il nipote del giudice, Francesco Coco junior, studente del Liceo scientifico King da poco diventato maggiorenne, ha chiesto di essere iscritto all'Associazione famiglie vittime del terrorismo.
Alla cerimonia di commemorazione ha preso parte come sempre Massimo Coco, papà di Francesco e figlio del giudice, musicista per volere del papà, "perchè se mi succede qualcosa - gli aveva detto il padre, consapevole di essere nel mirino dei terroristi - ti potrai consolare e trovare una compagnia nella musica".
Fra gli oratori della cerimonia anche il procuratore generale di Genova Roberto Aniello che ha ammesso che la notizia dell'uccisione di Coco appresa da giovane universitario incise sulla sua scelta di entrare in magistratura. "Non sapevo ancora che avrei scelto di fare il magistrato ma rimasi molto colpito dall'eccidio, era il primo omicidio commesso dai terroristi nei confronti di un magistrato. Sicuramente quell'eccidio ha influito sulla mia scelta di entrare in magistratura".
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