Cronaca

L'operazione che ha portato al blitz antiterrorismo di questa mattina nei confronti di 14 giovani cittadini pakistani in tutta Europa inseriti nello stretto giro dell'uomo che nel 2020 aveva attaccato l'ex sede di Charlie Hebdo
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GENOVA-Stava cercando di costruire una cellula terroristica in Italia con base a Genova: il 25enne pachistano, T.Y., individuato come principale indagato nella maxi operazione della Digos di Genova, era già stato arrestato a Chiavari mesi prima, dove era stato domiciliato. L'uomo reclutava sodali, promuoveva l'acquisto di armi e cercava un 'covo' da cui operare con la sua nuova cellula per possibili attacchi in Italia.

L'operazione che ha portato al blitz antiterrorismo di questa mattina nei confronti di 14 giovani cittadini pakistani in tutta Europa, tre in Liguria, inseriti nel circuito di Hassan Zaher Mahmood, il 27enne pachistano che a Parigi ferì a colpi di mannaia due giornalisti davanti alla vecchia sede di Charlie Hebdo, ha avuto la sua svolta ad aprile 2021 proprio grazie al ritorno del giovane pachistano domiciliato a Chiavari: sugli account social T.Y. postava con cadenza giornaliera video in cui era spesso ripreso e avvolto da tunica e copricapo neri mentre recitava testi inneggianti alla violenza, oppure, mentre brandiva machete o coltelli di grandi dimensioni e mimava insieme agli altri il "taglio della gola" per strada o dentro abitazioni. Il gruppo si era auto-denominato "Gruppo Gabar".

Dalle indagini è emerso che T.Y. teneva stretti contatti con i vertici del gruppo e parlava spesso con 'Peer', tale maestro', un pachistano di 33 anni attualmente detenuto in Francia. Dalle intercettazione è emerso che entrambi volevano creare una cellula italiana del Gruppo Gabar: 'ora bisogna andare in ogni città e trovare quelle 10 persone che mi servono, più saremo meglio è' oppure 'tra due mesi comincio a compare delle armi'. Il leader della cellula pakistana sgominata aveva ottenuto lo status di rifugiato in Italia nel 2015. È quanto emerge dalle indagini che hanno portato all'arresto di 14 persone.

Sono complessivamente 14 le misure cautelari emesse dal Gip di Genova ed eseguite sia in Italia sia all'estero. L'accusa nei loro confronti è di associazione con finalità di terrorismo internazionale. L'indagine è stata coordinata dalla Dda di Genova e svolta dalla Digos e dall'Antiterrorismo, con il coinvolgimento degli uffici antiterrorismo di Spagna e Francia coordinati dall'European counter terrorismo centre di Europol. Nell'operazione sono coinvolte anche le Digos di Reggio Emilia, Firenze, Treviso e Brindisi.

Indagini che hanno consentito di accertare l'esistenza della cellula, operativa in diverse province italiane e in alcuni paesi Europei, riconducibile ad un gruppo più ampio composto sempre da pachistani, tutti contatti di Zaheer Hassan Mahmoud. Quella mattina di settembre 2020 Hassan Zaher Mahmoud ferì un uomo di 36 anni e una donna di 28, due dipendenti della società di produzione televisiva Premières Lignes che aveva la sede nel palazzo. Le due vittime erano scese a fumare una sigaretta quando sono state attaccate dal giovane armato di mannaia. L'uomo senza sapere che la sede del giornale satirico si era spostata, dopo gli attacchi del 2015 che avevano avuto un bilancio di 12 morti e altre decine di feriti, in un nuovo luogo rimasto segreto.

La cellula terroristica era dedita ai video sui social network: in più occasioni il 'capo' brandiva machete o coltelli di grandi dimensioni e mimava insieme agli altri il "taglio della gola" per strada o dentro abitazioni Spesso appare avvolto da tunica e copricapo neri mentre recita testi inneggianti alla violenza oppure mentre è in compagnia di connazionali.

L'inchiesta ha avuto il punto di svolta con il rientro in Italia del principale indagato, il pachistano di 25 anni che di lavoro faceva il muratore, già in precedenza domiciliato a Chiavari, dove aveva fatto rientro subito dopo la riammissione dalla Francia, prima di trasferirsi in provincia di Reggio Emilia. Nel Paese transalpino era stato arrestato due mesi prima per porto in luogo pubblico di un grosso coltello. In manette anche altri due pachistani di Genova che, insieme agli altri indagati, stavano tentando di formare una cellula di terroristi pronti a colpire in Italia. Dalle indagini, coordinate dalla procura di Genova, è emersa una pubblicazione continua di video e post apologetici e violenti riconducibili alla cellula, ramificata in diverse province italiane e in alcuni Paesi europei, riconducibile a un più ampio gruppo di giovani pakistani.

Oltre alle manifestazioni di vicinanza all'autore dell'attacco di Parigi, anche lui membro del Gruppo Gabar Francia, e di piena condivisione delle motivazioni che lo avevano indotto a passare all'azione, l'indagine ha consentito di delineare il substrato ideologico/confessionale dei sodali, continuamente tesi a diffondere online dottrine religiose improntate alla violenza e con una forte visione antioccidentale, in piena aderenza alla linea di predicatori che incitano all'uccisione di coloro che si "macchiano" di blasfemia.

 

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