
Questa mattina, in un'aula protetta del tribunale di Genova, si è svolta l'udienza di incidente probatorio disposto dal pubblico ministero Cadorna nell’ambito del procedimento per sequestro di persona e violenza sessuale aggravata. Protagonista dell’ascolto è stata la vittima, una donna di 25 anni, che lo scorso ottobre è stata rapita e stuprata in due occasioni diverse da un uomo di 35 anni di origine marocchina, residente nell’entroterra di Lavagna.
Come è nato il contatto: l’annuncio di lavoro sui social
Davanti al giudice, la giovane ha confermato integralmente le dichiarazioni rese ai carabinieri subito dopo i fatti. Ha raccontato di aver conosciuto l’aggressore tramite un annuncio di lavoro pubblicato sui social network; dopo aver respinto ripetutamente i suoi tentativi di contatto telefonico, l’uomo si era appostato davanti alla scuola dove la vittima seguiva un corso di lingua italiana, l’aveva costretta con la violenza a salire sulla propria auto per poi portarla nella sua abitazione, dove l’aveva violentata una prima volta. Pochi giorni dopo aveva ripetuto l’aggressione. La donna ha ribadito di non aver mai avuto alcuna relazione con l’imputato e di aver sempre respinto con chiarezza ogni suo approccio.
Le minacce di morte alla famiglia e al marito
L’udienza è durata circa tre ore ed è stata sospesa più volte: la 25enne è apparsa visibilmente provata nel dover rivivere quei momenti. Nel corso dell’esame sono emersi ulteriori particolari agghiaccianti: l’uomo l’avrebbe minacciata di morte, sia lei che i suoi familiari, e di rendere pubblico tutto al marito nel caso in cui lei avesse denunciato i fatti. Al termine dell’incidente probatorio, le dichiarazioni rese dalla vittima sono state acquisite agli atti e avranno valore di prova nel futuro processo.
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