Cronaca

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Iniziato il processo per un ragazzo di 20 anni. I due hanno convissuto poche settimane
1 minuto e 39 secondi di lettura
di Annissa Defilippi
Il tribunale di GenovaIl giovane imputato deve rispondere di maltrattamenti
Una relazione lampo tra due giovani ventenni si trasforma in un incubo giudiziario: dopo appena un mese e mezzo di convivenza, i due fidanzatini si accusano a vicenda per maltrattamenti reciproci. Lei lo accusa di averla segregata in casa e di averla spinta, presentando come prova una foto del braccio con evidenti segni neri. Lui, difeso dall'avvocato Federico Bogliolo, nega tutto e finisce comunque ai domiciliari per lesioni.

Ieri, in aula, l'apertura del dibattimento con una sorpresa: il deposito di un assegno da 3 mila euro come ristoro per il "disagio morale e materiale" subito dalla ragazza che non si è costituita parte civile. 

La convivenza lampo e le accuse incrociate

I fatti risalgono alla scorsa primavera, in un appartamento genovese, nella zona collinare di Genova. I due, entrambi sulla ventina, decidono di andare a vivere insieme dopo una relazione nascente. Ma il sogno dura poco: in appena 45 giorni, la coppia implode tra litigi e denunce. La giovane donna accusa il compagno di maltrattamenti fisici e psicologici. In particolare, sostiene di essere stata "chiusa in casa" ogni volta che lui usciva per andare a lavorare. Un sequestro di persona, secondo la sua versione, che l'avrebbe lasciata isolata. Tra le prove depositate in procura, una foto scattata al braccio della ragazza: lividi neri e segni evidenti, che lei attribuisce a una spinta violenta del fidanzato. Lui, dal canto suo, ribatte con accuse speculari: maltrattamenti reciproci, in un rapporto tossico fatto di gelosie e scontri. Ma è il ragazzo a finire nel mirino della giustizia: per le lesioni contestate, il giudice dispone gli arresti domiciliari, misura cautelare che lo tiene ancora oggi lontano dalla libertà piena.

Sul presunto sequestro la difesa del ragazzo non ha dubbi: "Il mio assistito non l'ha mai chiusa in casa. E anche qualora l'avesse fatto, la ragazza avrebbe avuto modo di uscire tranquillamente". L'appartamento a Quezzi, spiega il legale, ha una conformazione particolare: da un lato finestre poste a un piano alto, dall'altro una porta-finestra che dà direttamente sulla strada.
 

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