Ultime ore prima dello sfratto per circa 60 persone presenti all'interno dell'ex monastero di via Byron nel quartiere di Albaro a Genova. Una situazione complicata che intreccia diversi aspetti: le suore che gestivano il complesso sono state spostate, un istituto (l'Edit Stain Casa Raphael) che ha chiuso i battenti, una nuova proprietà che vuole prendere il controllo dell'area dopo l'acquisto (circa quattro mila metri quadrati e altri sei mila di giardino) e uno sfratto previsto dal Tribunale di Genova per il 6 novembre. Quel giorno infatti tutti gli ospiti devono lasciare la struttura.
La situazione
All'interno, spiegano le associazioni che stanno seguendo la vicenda, spiegano che all'interno della struttura ci sono ancora 58 ospiti compreso una suora invalida. Lunedì sono intervenuti gli assistenti sociali dopo che era stata chiusa l'acqua potabile e il refettorio. Alle persone presenti all'interno della struttura era di fatto vietato di rientrare se decidevano di uscire a meno che non avessero figli minori a carico all'interno dell'ex monastero. Poi il servizio idrico è stato ripristinato ma al momento gli ospiti sono in attesa di una soluzione. Il refdetorio, spiegano dal Sunia di Genova, è ancora chiuso.
Poche ore per trovare una soluzione
Nel mentre il Comune cerca una soluzione ma il tempo continua a diminuire, la scadenza di giovedì è ormai dietro l'angolo. Secondo le informazioni in mano all'amministrazione comunale le persone presenti all'interno della struttura sarebbero meno di 60, circa 40. "La giunta sta seguendo con gli uffici competenti la situazione nella sua complessità insieme a Prefettura" spiega l'assessore ai Servizi sociali di Palazzo Tursi Cristina Lodi che spiega come non sarà necessario guadagnare giorni per trovare una sistemazione alle persone.
Tra gli ospiti molti stranieri, famiglie e anche italiani
Tra loro ci sono molti stranieri: soprattutto peruviani ma c'è anche chi arriva dal Nord Africa e altri Paesi. Ci sono anche alcuni ospiti italiani bisgnosi di cure mediche specifiche. In molti casi si tratta di persone che non hanno un lavoro regolare o con situazioni di fragilità. Per stare nella struttura fino a pocho tempo fa hanno pagato anche una retta di circa 300 euro. Poche ore per trovare loro una soluzione abitativa.
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