
A Genova, un rapporto tra una 12enne e un 18enne diventa un caso di violenza sessuale, come previsto dalla legge. Dopo una segnalazione ai carabinieri, i genitori hanno denunciato: "È solo una bambina", ha dichiarato un familiare anonimo. Alcuni difendono il 18enne, ritenendo l’atto "consensuale", ma la legge a tutela dei minori non ammette eccezioni: sotto i 14 anni, il consenso non esiste, e per il maggiorenne si apre un’indagine d'ufficio.
I carabinieri fermati per strada e la chiamata al 112
I parenti sono scesi in strada e hanno intercettato una gazzella dei carabinieri segnalando ai militari un presunto stupro in un appartamento di un quartiere genovese. Sul posto è intervenuta anche un'ambulanza. Tuttavia, ciò che hanno trovato ha complicato il quadro: la vittima, una ragazzina di appena 12 anni, ha dichiarato alle autorità di aver avuto un rapporto sessuale con un 18enne, sottolineando che l’atto era stato consenziente ma si sono attivati immediatamente i protocolli legali perché non può esistere consenso, per la legge è sempre violenza sessuale.
Secondo l’art. 609-quater del Codice Penale italiano, qualsiasi atto sessuale con una persona di età inferiore ai 14 anni è considerato violenza sessuale, indipendentemente dal consenso espresso. Di conseguenza, i carabinieri hanno proceduto d’ufficio con la denuncia, senza necessità di una formale querela da parte della famiglia. La ragazzina è stata accompagnata al pronto soccorso, dove è stata sottoposta a esami medici e a un colloquio con psicologi specializzati per valutare il suo stato emotivo e fisico. Nel frattempo, per il 18enne è scattato il fermo: ora il ragazzo si trova a disposizione dell’autorità giudiziaria e rischia una pena tra i sei e i dodici anni, che può essere ridotta dei 2/3.
La spiegazione legale: il parere dell’avvocato penalista Michele Ispodamia
Per comprendere meglio le implicazioni legali del caso, interviene l’avvocato penalista Michele Ispodamia, esperto in diritto penale e reati contro la persona. "Con una differenza di età come quella tra la persona offesa e l’indagato, la violenza sessuale è presunta, perché a 12 anni si presume che una persona non abbia la capacità di autodeterminarsi in materia di atti sessuali”, spiega Ispodamia. "Lo stabilisce chiaramente la legge italiana, che nel 1996 è stata riformulata in materia di violenze sessuali, introducendo norme più stringenti per tutelare i minori".
L'avvocato si riferisce alla legge n. 66 del 1996, che ha ridefinito i reati sessuali in Italia, spostando l’attenzione dalla violazione dell’onore alla tutela della libertà personale e dell’integrità psicofisica. In particolare, l’art. 609-quater stabilisce che gli atti sessuali con minori di 14 anni sono sempre punibili, anche in assenza di violenza o minaccia, proprio per la presunta incapacità del minore di comprendere pienamente le implicazioni delle proprie scelte. "La soglia dei 14 anni non è casuale", continua Ispodamia. "Il legislatore ha ritenuto che sotto questa età non ci sia la maturità necessaria per esprimere un consenso consapevole, specialmente in presenza di una differenza di età significativa, come in questo caso, dove il ragazzo ha 18 anni".
Ispodamia sottolinea anche l’importanza della presunzione assoluta: "Non è necessario dimostrare che ci sia stata coercizione o abuso. La legge presume che il minore sia vulnerabile, e questo basta per configurare il reato. Nel caso di Genova, il fatto che la ragazzina abbia dichiarato il consenso non cambia l’impianto accusatorio: per il diritto, quel consenso non esiste.” L’avvocato aggiunge che l’aggravante della giovane età della vittima (sotto i 14 anni) rende il reato più grave, con pene che possono essere ulteriormente inasprite se emergono altri elementi, come un abuso di fiducia o una relazione preesistente tra i due.
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IL COMMENTO
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