
"L'istanza di chiedere la legittimità alla corte costituzionale conferma che i tre imputati hanno paura, anzi sono terrorizzati dall'idea di comparire davanti ai giudici perchè ormai pensavano di averla fatta franca, ma noi, io e la famiglia di Nada, siamo sereni e credo che alla fine il processo sarà celebrato davanti alla corte di Assise".
Processo fissato per il 6 febbraio
La criminologa Antonella Delfino Pesce come al solito non usa il fioretto per dire la sua sulla notizia dell'istanza presentata a sorpresa dall'avvocato Andrea Vernazza, legale del commercialista Marco Soracco e di sua mamma Marisa Bacchioni, per far rinviare alla corte Costituzionale il processo fissato per il 6 febbraio davanti alla Corte di Assise di Genova che vede alla sbarra accusata dell'omicidio l'ex maestrina Anna Lucia Cecere e anche Soracco e la madre per averla favorita.
Delfino Pesce: "Dopo rinvio erano tutti sereni..."
"L'istanza di Vernazza è strana - aggiunge Delfino Pesce- perchè dopo il rinvio a giudizio tutti gli imputati si erano detti sereni di affrontare il processo, Soracco aveva riferito proprio a Primocanale che non aveva problemi, mentre il legale di Cecere aveva sottolineato che la sua assistita avrebbe affrontato il processo da innocente perchè un giudice, in riferimento al proscioglimento del gip, aveva già constato la sua innocenza, erano tutti così sereni e adesso invece si scopre che con l'avvicinarsi del processo hanno tanta paura".
L'istanza ha innescato un dibattito fra i legali
L'istanza presentata a sorpresa dell'esperto avvocato Vernazza che difende il Soracco ha innescato un dibattito in punto di diritto a poche settimane dall'atteso processo del cold case. C'è chi dice che è l'effetto della nuova norma della Cartabia. Chi definisce l'istanza di Vernazza "molto interessante ed giusto porsi il problema". Qualche legale invece ritiene l'istanza infondata "nessuna norma prevede il rinvio alla consulta per casi come questi".
Cresce l'attesa per il processo
Di certo l'istanza presentata a sorpresa dall'avvocato Vernazza ha acceso ancora di più le luci su uno dei processi più attesi degli ultimi decenni che vedrà arrivare a Genova giornalisti e troupe televisive da tutta Italia.
Un giallo, l'omicidio di Nada Cella, la segretaria di 24 anni uccisa il 6 maggio del 1996 in via Marsala a Chiavari, per cui a distanza di quasi 29 anni sono stati rinviati a giudizio la sospettata del delitto, Anna Lucia Cecere, e i due che l'avrebbero favorita dicendo bugie al pm alla riapertura delle indagini nel 2021, Marco Soracco, 60 anni, il commercialista titolare dello studio teatro del delitto e la mamma novantenne Marisa Bacchioni, oggi novantenne e da maestra insegnante dello stesso avvocato Vernazza, un principe del foro abituato a stupire e a non arrendersi mai.
La richiesta dell'avvocato Vernazza
Vernazza dopo il rinvio a giudizio dei tre indagati da parte della corte di appello presieduta da Vincenzo Papillo senza spiegare la decisione, chiede che il giorno dell'udienza - il prossimo 6 febbraio - il presidente della corte di assise Cusatti rinvi tutto alla corte Costituzionale perchè i giudici dell'appello avrebbero dovuto spiegare dato che loro hanno risposto al proscioglimento deciso dal Gip Angeli Nutini che invece aveva spiegato nei dettagli i motivi della sua decisione.
Legali Cella, "noi tranquilli"
I legali della famiglia di Nada Cella, che si battono da 29 anni per avere giustizia, fanno notare che è il codice penale che prevede che una sentenza di proscioglimento venga motivata mentre un decreto di rinvio a giudizio no perchè sennò si rischierebbe di condizionare i giudici che invece devono conoscere le carte in udienza, che è poi - sottolineano i legali - una delle regole regine del processo penale. Ma la Cartabia avrebbe messo in discussione questo cardine, e allora sino al sei febbraio, sino a quando il presidente della corte di assise, il risoluto Massimo Cusatti deciderà se avviare il processo o se rinviare tutto alla consulta a Roma.
Familiari Nada, "ora sappiamo come è morta Nada"
Nella sostanza il processo rischia di essere rinviato, dunque la giustizia su questo processo rischia di essere posticipata ancora di più, un'altra beffa per la mamma di Nada che però ha già fatto sapere di essere molto grata alla criminologa che ha riaperto il caso, "perchè adesso, aldilà dell'esito del processo, conosco il contesto in cui è stata uccisa mia figlia", ha riferito Silvana Smaniotto quando il gip Nutini lo scorso marzo emise il decreto di proscioglimento per i tre indagati.
Come a dire che la mamma sa già chi ha ammazzato Nada, perchè grazie alle criminologa e alle nuove indagini svolte dalla polizia e dal pm Dotto alla riapertura del caso, è stato possibile ricostruire, a suo dire, in modo verosimile cosa accadde quella mattina. Forse non basterà per condannare chi è accusato di avere ucciso e chi di avere favorito il killer perchè sono passati troppi anni da quel giorno e il pm di allora, Filippo Gebbia, commise troppi errori, come gli investigatori, i poliziotti titolari delle indagini e i carabinieri che pur trovando pochi mesi dopo il delitto un indizio molto importante in casa di Cecere (bottoni uguali a quello rinvenuto sporco di sangue sul luogo del delitto) non lo comunicarono agli agenti titolari del fascicolo.
Quel pm che archiviò subito Cecere
Gebbia archiviò in pochi giorni la posizione di Cecere e disse ai carabinieri di non dire nulla delle loro indagini ai poliziotti, a questi invece raccomandò di non perdere tempo con quella donna perchè gli accertamenti sul suo conto erano stati già svolti dai carabinieri. L'unica spiegazione di questi madornali errori è che dopo il delitto e per mesi tutti erano convinti, e anche l'opinione pubblica e noi giornalisti, erano convinti che l'assassino fosse Soracco.
Si attendeva solo che l'indagato crollasse e confessasse, e invece. Certo è incredibile che in un paesone come Chiavari poliziotti e carabinieri non abbiano trovato il modo di scambiarsi mai le informazioni delle loro indagini di un caso di cui parlava tutta Italia perchè riportava alla mente il giallo romano di via Poma di Simonetta Cesaroni, un giallo, quello di via Marsala, che si ripromettevano di riaprire ogni nuovo questore che si insediava a Genova, ogni nuovo capo della mobile, ogni nuovo comandante provinciale dell'arma, ogni nuovo comandante della compagnia dei carabinieri Chiavari, così come ogni nuovo dirigente del commissariato della cittadina del Tigullio.
Trent'anni di errori degli inquirenti
Nessuno per quasi trent'anni ha messo insieme le indagini svolte dai poliziotti con quelle dei carabinieri, come ha fatto invece nel 2021 la brava criminologa Delfino Pesce, che ha scoperto dei bottoni in casa di Cecere uguali a quello sporco si sangue e ha così permesso di riaprire il caso, un giallo che procura, polizia e carabinieri avevano già archiviato come un omicidio insoluto.
Ecco il possibile movente del delitto
Per gli inquirenti l'imputata Cecere avrebbe ucciso la segretaria perchè Nada obbedendo agli ordini del commercialista e della madre non passava più le sue telefonate a Soracco. Per questo una volta Nada e Annalucia avevano litigato nello studio. Il commercialista aveva chiesto di non passargli più le telefonate di Cecere perchè la donna era troppo insistente, una stalker, come gli agenti hanno scoperto da una registrazione telefonica della mamma di Soracco. Una verità che stride con le affermazioni del commercialista che ha sempre detto che conosceva appena Cecere. L'indagata, per gli inquirenti, siccome aveva alle spalle una vita molto complicata voleva conquistare il cuore di Soracco e anche prendere il posto di lavoro di Nada per sistemarsi.
IL COMMENTO
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