GENOVA -La causa della tragedia del Morandi è nel gravissimo vizio di costruzione nascosto dai costruttori nella pila 9 lato Genova già additato come causa della tragedia dai consulenti Spea, un difetto a differenza di quelli scovati sulle pile 11 e 10 impossibile da diagnosticare perché troppo in profondità: il rischio con gli scassi così importanti era di indebolire il ponte. Il tutto innescato dal pesante carroponte installato per rifare i jersey che ha tranciato i cavi dell'impalcato, quindi l'eccezionale bufera di acqua e vento che proprio a quell'ora si è abbattuta sul Polcevera e, infine, ultima concausa, pure un rotolo di acciaio di 30 tonnellate che sarebbe caduto da un tir.
Primocanale svela in anteprima i dettagli del contenuto della relazione tecnica di 1500 pagine con decine di allegati redatta dai consulenti di Autostrade per l'Italia firmata da undici ingegneri per spiegare le cause del crollo del viadotto che ha provocato la morte di 43 persone e difendere i propri ex dipendenti finiti sul banco degli imputati, fra cui i vertici di allora di Aspi, Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato, il suo braccio destro Paolo Berti e l'architetto Michele Donferri Mitelli, responsabile delle manutenzione, l'uomo che negli anni '90 dopo il rifacimento della pila 11 e i "tapulli" sulla 10 aveva garantito che la pila 9, che ha poi provocato la strage, era sicura sino al 2030, e dunque per questo non c'era nessuna urgenza di rifare anche la nove.
La relazione dei consulenti Aspi depositata nelle scorse al processo Morandi ore sarà illustrata in aula ai giudici Lepri, Polidori e Baldini da lunedì prossimo, 27 maggio, e per otto udienze, nell'aula ricavata sotto la tensostruttura di palazzo di giustizia. Oggi, mercoledì 22, non ci sarà udienza perchè l'esposizione dei tecnici di Spea è terminata ieri, in anticipo sui tempi previsti.
Nel dossier di Autostrade si dice che c'era molta differenza fra i difetti delle tre pile, che solo in linea teorica erano gemelle, ma in realtà assai diverse. "Il difetto evidenziato sulla pila 11 era di natura, morfologia e ubicazione diverse, in quanto costituito da “un nido di ghiaia”, più tipico delle costruzioni in conglomerato cementizio armato che di quelle in cemento armato precompresso".
Nella relazione di Aspi si legge "che sulle pile 9 (quella all'origine del crollo ndr) e 11 fu adottata la medesima tipologia di scassi che portò ad esiti diversi; ulteriori scassi locali sulla pila 9 non erano motivati alla luce degli esiti delle perforazioni con il trapano; raggiungere i cavi primari con indagini distruttive sarebbe stato impossibile e, comunque, avrebbe comportato pericolosi danni allo strallo".
I consulenti poi smontano l'accusa che la tragedia sarebbe avvenuta per mancanza di manutenzione che toccava ad Aspi e Spea: "È un’affermazione affascinante quella di attribuire alla mancata manutenzione le ragioni del crollo, ma purtroppo tutti i degradi osservati e riportati puntualmente all’interno della perizia, sono relativi a zone che non hanno avuto alcun collegamento con il crollo, come affermato dai periti stessi. Ed infatti la scoperta del difetto nascosto da parte dei periti (a seguito di un lavoro corposo svolto assieme ai CTP per due anni, attraverso analisi autoptiche, decostruzioni, prove sperimentali, modellazioni e quant'altro) ha dimostrato come il crollo sia iniziato in un unico punto di un unico tirante in corrispondenza di un difetto nascosto di particolare unicità.
Rispetto a questo difetto, nessun degrado era visibile all’esterno né alcuna analisi poteva rivelarlo. Quindi è ben chiaro a tutti, ed anche agli addetti ai lavori, come eventuali non complete manutenzioni in altre parti del ponte, evidenziate con fotografie e quant'altro, non abbiano alcun nesso di causalità con il collasso del ponte e quindi NON possano rientrare nella risposta al quesito: le cause prossime e remote che hanno determinato il crollo.
Nella relazione Asoi nel parlare del progetto di retrofitting che avrebbe dovuto mettere in sicurezza la pila nove all'origine del disastro si definisce il vizio occulto e occultato di costruzione "senza precedenti nella storia dell'ingegneria".
Più precisamente i consulenti di Aspi scrivono: "La fatale mancata tempestività della esecuzione dell’intervento sullo strallo di pila 9 lato mare lato Genova consegue alla mancata conoscibilità delle conseguenze del difetto costruttivo, un difetto occultato dai costruttori senza precedenti nella storia dell’ingegneria, ignoto alla scienza delle costruzioni".
I tecnici di Autostrade ribadiscono che l'’intervento di retrofitting dello strallo della 9 è stato "puntualmente programmato, pur in mancanza di motivi di urgenza a seguito delle indagini regolarmente condotte. Non erano mai state rilevate (né erano rilevabili) manifestazioni esterne o anche solo ragioni di ordine ingegneristico tali da indurre a procedere in termini di urgenza all’intervento già progettato e che stava per andare in esecuzione proprio nel 2018.
Per l'accusa invece le tre pile erano simili e qualunque manuale di sorveglianza e tecnico dotato di minime competenze tecniche e di buon senso dopo le anomalie e gli interventi effettuati sulle pile 11 e 10, avrebbe consigliato di avviare gli stessi lavori in modo tempestivo anche per mettere in sicure la pila 9 che ha poi provocato il crollo.
Morandi, Aspi: "Vizio occulto senza precedenti nella storia"
Nella relazione di 1500 pagine dei consulenti tecnici di Autostrade la difesa degli imputati: il collasso provocato da difetto strutturale su pila 9 nascosto dai costruttori e innescato da carroponte, tempesta di vento e caduta rotolo di acciaio
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di Michele Varì
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