Cronaca

L'ingegnere a difesa degli imputati Spea: "Le prove riflettometriche non avevano dato allarmi, l'anomalia era nascosta"
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GENOVA - "La corrosione del Morandi non era grave e non faceva presagire un crollo. Era stato accertato dalle prove riflettometriche di seconda generazione, a nostro avviso affidabili. L'unico problema, come provato dall'"autopsia" delle macerie, era quello nascosto sullo strallo della pila 9, il reperto 132, un'anomalia non intercettabile".



E' la sintesi della lunga deposizione di Alberto Meda (nella foto seduto), ingegnere professore universitario a Roma, docente in ponti, perito di sedici imputati di Spea ascoltato alla ripresa della fase tecnica del processo Morandi per la tragedia del 14 agosto del 2018 costato la vita a  43 persone e per cui ci sono in tutto 58 imputati.

A sintetizzare quanto riferito dal perito in aula è l'avvocato genovese Massimo Ceresa Gastaldo (nella foto in piedi), difensore di tre imputati Spea: "L'ingegnere Meda ha affrontato una parte importante che è la stima dell'ammaloramento del ponte in occasione del progetto di retrofitting dimostrando che quella stima era affidabile, parliamo degli anni 2015 e 2017, stima della corrosione effettuata dalle prove riflettometriche dagli anni '90 in poi".

Ceresa Gastaldo poi risponde anche alla procura che ha riferito come le prove riflettometriche, che verificano la corrosione di cavi di acciaio nascosti nel calcestruzzo attraverso impulsi elettrici, non sono affidabili e venivano usate quasi solo in Italia, appunto da Autostrade per l'Italia, "in realtà non è così perchè i giudizi espressi in letteratura sulle prove riflettometriche si riferivano alla prima versione delle prove che poi invece negli anni si erano evolute e presentavano un livello di affidabilità assolutamente adeguato".

Ma perché il progetto del retrofitting che avrebbe evitato la tragedia non è mai partito?

"E' una domanda a cui è difficile rispondere".

Forse perché le prove riflettometriche dicevano che la corrosione non era così grave?

"Esattamente, le prove confermano quando è emerso anche dall'"autopsia" del ponte dopo il crollo, ossia che a parte il difetto nel famoso reperto 132, quel vizio occulto in sommità del ponte, la corrOsione degli acciai del Morandi era assolutamente minimale".

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