GENOVA - "Il saluto romano? Una goliardata, se fossi stato in piazza Rossa avrei fatto il pugno chiuso, da compagno. Io fascista? Io sono anti fascista...".
Smentisce sé stesso con tanta, troppa, leggerezza Arturo Angelo Testa (foto in alto a sinistra), che con il fratello gemello Italo Maurizio si sarebbe rovinato la carriera politica in Forza Italia perché fotografato a Predappio a fare il saluto romano sulla tomba di Mussolini
I due fratelli di Riesi residenti nel bergamasco sono indagati per corruzione elettorale aggravata dall’aver agevolato il clan mafioso dei Cammarata nell’inchiesta sulla maxi corruzione in Liguria che ha portato ai domiciliari Giovanni Toti.
Per i pm avrebbero procurato voti ai candidati totiani alle regionali del 2020 facendo campagna elettorale fra i migranti originari di Riesi che vivono a Certosa, in Valpolcevera. Ma stamane davanti al Gip Faggioni i gemelli hanno negato di avere condizionato i paesani, "chi è di centro destra vota centrodestra, chi è di centro sinistra vota centrosinistra" filosofeggia Arturo mente il suo avvocato s'infuria per la ressa di giornalisti davanti al tribunale.
Arturo dice poi che Toti è solo una vecchia conoscenza: "Lo conosco da quanto era coordinatore nazionale di Forza Italia".
Da destra a sinistra, per questa presunta corruzione elettorale è stato indagato ed finito davanti al gip anche un indagato, Venanzio Maurici (foto a sinistra in basso), che era un sindacalista Cgil: anche lui dopo essersi avvalso della possibilità di non rispondere parla con i cronisti ammettendo di conoscere i gemelli Testa, ma pone subito dei paletti: "Io sono di sinistra, loro di destra, come avrei potuto portare voti a Toti?" confermando così anche la fede politica di Arturo Testa, altro che saluto romano per goliardia.
Maurici alla domanda sui legami con il presunto boss Cammarata rivela "è mio cognato, ma non ho rapporti con lui da almeno 15 anni".
Nell'indagine ennesima novità: è infatti spuntata una "talpa" e la procura di Genova ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per rivelazione di segreto d'ufficio. I fatti: in alcune intercettazioni ambientali del 30 settembre 2020, un uomo riferì ai fratelli Testa di non parlare al telefono perché c'era un'indagine sul loro conto.
Oggi, a una settimana dall'inizio della maxi inchiesta sulla corruzione che ha portato agli arresti domiciliari il governatore Toti (in basso a destra), al palazzo di giustizia fa ancora rumore la testimonianza dello zar del porto Aldo Spinelli (a destra in alto), anche lui ai domiciliari, che ha negato favori da Toti e da Signorini, "al telefono si dicono tante parole" ha detto Spinelli, come a dire: non sono un corruttore.
La notizia più attesa ed importante però rimane la data in cui sarà interrogato Toti, lo rivela il suo legale Stefano Savi, "dopo avere letto le carte dell'indagine il presidente ora chiede di parlare con i pm. Aspettiamo di conoscere la data dell'incontro".
In procura nel pomeriggio sarà ascoltato uno degli esponenti del comitato portuale di autorità portuale: potrà essere utile per ricostruire le circostanze che hanno portato all'arresto di Paolo Emilio Signorini, il presidente dell'autorità portuale finito in galera, e anche per capire meglio le accuse mosse ad Aldo Spinelli.
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