Cronaca

Antonella Zarri, madre di assassino e vittima ribadisce: "Andremo alla Corte Europea per la verità e affinché polizia e medici lavorino anche nei ponti festivi e il Primo Maggio"
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GENOVA - "L'archiviazione era prevista considerati gli insistiti tentativi fin da subito di addossare la colpa ai genitori del mostro" esordisce così Antonella Zarri (nella foto con il marito Graziano), mamma di Alberto, l'uomo condannato a 24 anni e 6 mesi di galera per l'omicidio della sorella Alice, in riferimento all'archiviazione della posizione di due agenti e un medico del Servizio di Salute Mentale che la donna aveva denunciato per omissioni perchè a suo dire avrebbero potuto evitare la tragedia e non l'hanno fatto.

Il giudice ha invece decretato che anche inviando una pattuglia sul posto, come volevano i coniugi Scagni, visto che Alberto si era già allontanato, non si sarebbe  evitato il delitto e ha ribadito che i genitori avrebbero dovuto sporgere denuncia contro il figlio.

"Quell'omicidio - ha scritto in sintesi il giudice Carla Pastorini - era di fatto imprevedibile e i familiari, sebbene avessero manifestato preoccupazione per l'escalation comportamentale del figlio, non avevano mai formalizzato una vera e propria denuncia. Il medico che doveva occuparsi di Alberto è stato negligente, ma non in maniera dolosa e perciò non si può procedere penalmente nei suoi confronti".

"Sono state seguita la linea del comodo pre-giudizio dall’inizio alla fine - accusa ancora Antonella Zarri - Ogni atto della magistratura che ho letto è contraddittorio in ogni capoverso, come è ovvio basandosi su dichiarazioni false degli agenti e del medico e indagini gravemente carenti. Il riassunto lampante (al momento) della vicenda è nelle parole della polizia ‘NON FAMOLA TRAGICA’ (frase riferita da uno degli agenti al telefono alla Zarri ndr). Ma non ci fermeremo qua, il pm mi canzonava a 3 giorni dalla morte Alice che le nostre pretese di assistenza da parte delle istituzioni esistono solo nel ‘mondo perfetto’. Farò di tutto  perché in questo Stato si avveri una giustizia meno miope e pilatesca. E si lavori con coscienza anche nei ponti festivi e il primo maggio". Una precisazione che fa riferimento al fatto che le richieste di aiuto dei genitori non sarebbero state prese in carico da polizia e salute Mentale proprio perché avvenute nei giorni prefestivi e  festivi.

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