Cronaca

Il detenuto, un uomo italiano di 40 anni, è iniziato a stare male. Ad accorgersi che qualcosa non andava il compagno di cella, che ha immediatamente richiamato l’attenzione dell’Agente di sezione della Polizia penitenziaria
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GENOVA - Ancora un intervento nel carcere di Marassi dove un detenuto è andato in arresto cardiaco, probabilmente per un'overdose, ed è stato salvato da un poliziotto penitenziario.

È successo ieri nella seconda sezione del Carcere di Marassi. Il detenuto, un uomo italiano di 40 anni, è iniziato a stare male. Ad accorgersi che qualcosa non andava il compagno di cella, che ha immediatamente richiamato l’attenzione dell’Agente di sezione della Polizia penitenziaria, intervenuto per praticare il massaggio cardiaco al 40 enne, per ben 30 minuti.

Il cuore del detenuto non batteva più - in supporto sono subito arrivati il medico e l’infermiera del carcere che sono riusciti a riavviare il battito con l’utilizzo del defibrillatore e subito dopo con l’ intervenuto dell’ equipe del 118 il detenuto prendeva piena coscienza.

"La professionalità della Polizia penitenziaria , che salva una vita umana di un detenuto - ma 14mila detenuti in più, 18mila appartenenti alla Polizia penitenziaria in meno, 1.800 aggressioni e 9mila resistenze e ingiurie a pubblico ufficiale all’anno, omicidi, traffici e violenze di ogni genere, comprese quelle sessuali; questo è il contesto penitenziario in cui si opera. Un vortice che evidentemente trascina e che è necessario fermare. Senza enfatizzazioni né ridimensionamenti, occorre che la politica prenda realmente coscienza delle immani deficienze e disfunzionalità delle prigioni e operi immediatamente su più fronti, senza ipocrisia e falsa retorica, per metterle in sicurezza e addivenire a riforme strutturali. Parallelamente va ripensato l’intero apparato d’esecuzione penale, vanno reingegnerizzati il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità e dev’essere riorganizzato il Corpo di polizia penitenziaria". Lo spiega Fabio Pagani, segretario della UILPA Polizia Penitenziaria.