Cronaca

Lunedì sera alle 22.30 su Primocanale la storia tribolata di un pescatore abusivo che gettava le reti nel porto antico, lui per chiedere aiuto più volte ha minacciato di buttarsi da una gru o dal ponte Monumentale. Ora Max ha un desiderio: conoscere la madre
2 minuti e 9 secondi di lettura

GENOVA - Massimo è un pescatore che gettava le reti dove nessuno osava gettarle: nelle acque del porto di Genova e i pesci che pescava li rivendeva sottobanco ai ristoranti. Per questo Max è finito nei guai tante volte e si è visto sequestrare quel poco che aveva, le reti e pure il gozzo.

E' strambo Max, ma non matto, è solo molto sfortunato, nato senza genitori, lui è il frutto dell'amore mercenario della mamma prostituta, che non ha mai conosciuto. La sua infanzia, perché allora funzionava così, in parte l'ha trascorsa in un manicomio, l'istituto di Pratozanino di Cogoleto. Insieme a matti da legare e bambini deformi, così è cresciuto fragile come una foglia in pieno inverno, anche se crescendo alla fine, grazie al lavoro, spesso precario, e anche imbarcandosi come marittimo, girando il mondo, è riuscito a trovare il suo spazio, un suo mondo, quasi tutto arrotolato fra le pieghe dell'angiporto di Genova, dove si infrangono tante vite, fra via Gramsci, la Darsena e Prè, allora rione Sanità e regno di Carmela Ferro Marechiaro, ora una casbah.



Fra chi lo ha aiutato di più l'ex comandante dei carabinieri della stazione della Maddalena, nel cuore del centro storico, la migliore conferma che Max pur con tanti ostacoli, con mille attenuanti, non è mai caduto nella cattiva strada. Certo, la sfortuna lo ha sempre messo nel mirino: la casa popolare, uno straccio di reddito di cittadinanza, per lui sono sembrati sempre un miraggio, anche se ne aveva il diritto, perché lui non ha mai avuto niente e non ha nessuno, almeno fino a quando non ha conosciuto, sulla strada ovviamente, una donna, diventata la sua compagna. Il suo amore, ora la ragione della sua vita, anche se poi lei si è ammalata e ora lotta per sconfiggere la malattia, insieme a Max.

Massimo è finito nelle cronache dei giornali solo per alcuni colpi di testa, perché quando era al culmine della disperazione, saliva su una gru o sul ponte Monumentale minacciando di uccidersi. Lo ha fatto più volte. Per riavere la barca sequestrata, per avere una casa popolare, che poi ha finalmente avuto. Ora sembra avere trovato un po' di serenità Max, e nel raccontare la sua storia, svela il suo ultimo desiderio tenuto dentro per tutta la vita sotto quella scorza solo apparentemente da duro, soffocando ad ogni momento triste, quando dormiva in strada, alle feste passate sempre da solo.
Massimo desidera incontrare la donna che l'ha rifiutato appena è nato. Vorrebbe conoscere sua mamma, "potrebbe essere ancora viva, perché quando sono nato lei era ancora minorenne, ho un suo indirizzo, chissà, sarebbe bello abbracciarla...".

ARTICOLI CORRELATI

Lunedì 22 Gennaio 2024

Le storie di Miché, Giorgio: "Svaligiando case ho fatto la bella vita, poi..."

Al via una nuova serie di Primocanale con storie di vita raccolte per strada e raccontate in strada. La prima è quella di Giorgio, oggi 70enne, 40 dei quali passati a rubare, che ammette: "Il crimine paga, ecco perché...".