
"Gli imputati a giudizio sono tutti innocenti perché i veri colpevoli sono altrove, sono quelli che hanno avuto un'idea sbagliata e che l'hanno realizzata in maniera sbagliata e nascosto un vizio occulto che ha provocato quanto è successo".
A parlare è Giovanni Ricco, uno dei decani dei avvocatura genovese, difensore nel processo Morandi dell'imputata genovese Marita Giordano, ingegnere responsabile dell'Ufficio Tecnico del Primo Tronco di Autostrade di Genova. Ricco nell'ultima udienza del processo prima della pausa delle festività è intervenuto per chiedere l'assoluzione della sua assistita per la quale i pm hanno chiesto sei anni di reclusione.
Il legale dopo ha accettato di rilasciare una lunga intervista a Primocanale.
"L'ingegnere Giordano si è trovata in una situazione un po' diversa rispetto ai suoi predecessori della direzione dell'Ufficio tecnico del tronco di Genova perché nel periodo in cui ha avuto questo incarico si stava progettando il retrofitting, cioè il rinforzo strutturale degli stralli del ponte. Il progetto presupponeva che i progettisti e i tecnici facessero le verifiche di sicurezza e il controllo della staticità della struttura, quindi Giordano era tranquilla in quel periodo che chi gestiva il progetto avrebbe fatto quanto doveva".
Avvocato Ricco fra le accuse mosse a Giordano ci sono anche i falsi.
"I controlli materialmente non li faceva lei che riceveva dei report con dei voti e si attivava nel caso di voti superiori a 43, attivava una progettazione di intervento. Nel periodo in cui lei ha avuto la responsabilità dell'Unità tecnica il voto è sempre stato 30".
"Le vengono contestati dei falsi perché si presume che lei dovesse accorgersi dei falsi impliciti, cioè avrebbe dovuto accorgersi che chi fa ispezioni le faceva bene, la Giordano questo lo presumeva, c'è un principio di affidamento, i report sono atti pubblici e chi li realizza si assume la responsabilità, una responsabilità grave perché un falso in atto pubblico prevede una pena sino a 10 anni di reclusione, quindi Giordano non aveva nessun motivo di dubitare che venissero fatti correttamente, in realtà veniva fatti correttamente secondo il manuale di sorveglianza di Aspi".
Ricco non svela invece come Marita Giordano sta vivendo la terribile esperienza di imputata per una tragedia che rimarrà nella storia di Genova:
"Non glielo dico, nel senso che non penso di potermi intromettere nei risvolti psichici che ha questa vicenda che distruggerebbe chiunque, l'aiuta il fatto di sentirsi innocente e non aveva nessun motivo di dubitare che ci fosse qualche difetto occulto e non aveva neanche il compito di effettuare le ispezioni di sorveglianza"
Fra i tanti avvocati di questo processo lei è uno di quelli che ha maggior esperienza: questo è un processo atipico...
"E' un processo atipico perché la procura all'indomani del crollo si è dato un impegno estremamente gravoso, un inedito assoluto, un processo che va indietro sino a trent'anni, arriva sino agli anni '90 e tutti quelli che in trent'anni hanno avuto una responsabilità in Aspi o in Spea sono portati a giudizio, è una cosa stranissima perché normalmente i processi per reati colposi si fanno nelle vicinanze o nell'immediatezza o realizzazione dell'evento, in questo caso i trent'anni sono anche pochi perché la procura ha detto nel '93 sono stati fatti dei lavori e da quel punto in poi bisognava sospettare che anche le altre pile avessero dei problemi però con la stessa legittimità avrebbero potuto iniziare dagli anni '60, perché negli anni '60 è stato fatto questo progetto, un progetto assurdo nel senso che si costruiva una bomba a orologeria non più ispezionabile e quindi questo progetto è stato valutato, approvato, parlo degli anni '60, è stato validato, c'è stato un costruttore che lo ha costruito male, c'è stato un costruttore che ha nascosto il difetto di realizzazione, ci sono stati dei validatori successivamente, quindi probabilmente si sarebbe arrivati con la stessa logica a coprire sessant'anni di tempo. Ora che in questo periodo di tempo tutti quelli che hanno avuto delle responsabilità siano stati tutti o incapaci o criminali credo sia un'ipotesi che non ha nessun senso logico"
Però dopo avere rifatto la pila 11 negli anni '90 era logico fare al più presto anche le altre due pile gemelle...
"Innanzitutto non era gemella..."
Diciamo quasi gemella...
"Primo, la pila 11 aveva agganci sul suolo e una diversa stabilità, secondo, la pila 11 è stata la prima realizzata e non si potevano escludere che gli errori fatti sulla prima fossero stati risolti sulle altre, in ogni caso nel decidere di fare i lavori solo sulla 11 e non sulla 9 fu lo Stato, ed è difficile immaginare che lo Stato non è il privato che può avere motivi di profitto e abbia fatto una scelta stupida"
L'accusa dice che quando Autostrade per l'Italia ha rilevato l'opera dallo Stato avrebbe dovuto verificarne le condizioni, di questo sono chiamati a rispondere i vertici di Aspi.
"Sì, Autostrade è intervenuta negli anni 2000 e aveva fior di professionisti, parlo di Pisani, di Camomilla, di un professionista spagnolo ritenuto una delle massime autorità sui ponti che avevano detto che dopo l'intervento sulla pila 11 la struttura ponte Morandi era come nuova, il problema era che andare a vedere come stavano i cavi primari, cioè quelli che sostengono l'impalcato occorreva fare dei buchi e di notevoli dimensioni nel calcestruzzo e una volta fatto il buco non si ripara più, nel senso che anche se lo riempi quella parte di riempimento ha perso la compressione e se non compresso il calcestruzzo vi penetrano gli agenti atmosferici, quindi non era così facile.
Le posso ricordare che il consulente tecnico della parte civile, una persona preparatissima e di grande esperienza ha detto, "per mettere le mani su quel ponte occorreva un vero e grande esperto, non si può pretendere che una ragazza viene assunta e assegnata a un ufficio".
Lei parla della sua assista Marita Giordano?
"Sì, parlo della mia assistita, che avrebbe dovuto immediatamente chiudere il ponte, bloccare il traffico, fra l'altro pensi che chiudere il ponte, come spesso la procura afferma fosse necessario fare, avrebbe significato chiudere anche la ferrovia perché quando si prende atto che il ponte è a rischio, che è una bomba a orologeria di cui non si vede il timer, come si fa a fare passare i treni sotto, farci passare sotto le macchine?
C'è stato però un imputato che l'ha chiuso per alcune ore il ponte, il responsabile del tronco Rigacci, anche lui fra gli imputati, che quando si è accorto che non c'era il sistema di monitoraggio ha chiuso il Morandi.
"Sono d'accordo, ma chiudere il ponte per alcune ore si può fare, ma nel momento in cui prende atto che tutta struttura è a pericolo di crollo e che non ci sono garanzie che possa crollare da un momento all'altro, tu blocchi la ferrovia e la tieni bloccata sino a quando non hai tolto di mezzo il ponte o sino a quando non fai i lavori di retrofitting, ma fare questi lavori su un ponte che non sai se sta in piedi è pericoloso per gli operai che vanno ad attaccare i cavi nuovi perché corrono il rischio di finire sotto".
Però negli anni passati ci sono stati molti moniti, come le interpellanze del senatore Maurizio Rossi e gli articoli di giornali che parlavano del pericolo che il ponte potesse essere a rischio.
"Guardi non glielo so dire, io questa vicenda la seguo dal 2018..."
Ma se ne è parlato anche nel processo visto che Maurizio Rossi è stato sentito come teste dell'accusa...
"Si, le posso dire che anche il professor Brencich, un grandissimo esperto, una persona di grandissima competenza, che faceva parte del comitato tecnico amministrativo del Mit, spiegò che per lui il ponte appariva più vecchio di quello che era, ma non in pericolo di morte. Le dico anche che il consulente tecnico di parte civile Rugarli ha detto anche questo, "mai nessuno in cinquant'anni ha messo per iscritto che il ponte potesse crollare, e tenga presente che sul ponte ci passava la mia cliente, ci passavano i suoi figli, ci passavano tutti coloro che lavoravano nel tronco di Genova"
Allora il vero "colpevole" è l'ingegnere Morandi che ha ideato un progetto che lei ha definito una bomba a orologeria?
"L'idea era di non tenere gli stralli fuori perché soggetti agli agenti atmosferici, li anneghiamo nel calcestruzzo, se riusciamo a compattare il calcestruzzo in modo tale che non passi neanche una molecola d'aria e una molecola d'acqua questi stralli dureranno in eterno, ma quando si ha un'idea del genere, un prototipo perché era la prima creazione di una struttura del genere, innanzitutto si verifica come viene costruito. Mi risulta che Morandi, magari per il suo prestigio e per la sua elevata professionalità, non sia mai andato in cantiere, mi risulta che ci fosse una direzione di lavoro, mi risulta che sia stato fatto un guaio perché si è abbattuta una griglia che doveva tenere distanziati i cavi e l'hanno sepolta di calcestruzzo senza darne atto neanche nei diari giornalieri di lavoro.
Cioè c'è stato un difetto occulto che è stato nascosto a quelli che sono arrivati dopo. Io mi aspettavo che almeno la procura nel fare le imputazioni dicesse tizio in concorso con caio deceduto, sarebbe stata una descrizione probabilmente più vicina alla verità, nel senso che il deceduto è il responsabile che ha dato causa al crollo perché ha costruito un'opera sbagliata, non l'ha controllata e ha consentito che essendo costruita male si formasse quella cavità in cui ha potuto progredire la corrosione, e in concorso con questo magari c'erano quelli che dovevano fare la manutenzione che non hanno fatto, ma accusare soltanto quelli che non hanno fatto la manutenzione e dimenticare di indicare in questo percorso che ha portato a questa tragedia quelli che hanno prodotto le prime condizioni di degrado secondo me è stata una scelta sbagliata".
Ma alla fine Autostrade il ponte lo ha trattato come una gallina dalle uova d'oro ed era difficile chiuderlo anche perché guadagnavano tanti milioni con il transito su quel ponte...
"Naturalmente questo riguarda soggetti diversi da una poveraccia che viene assunta e fa il suo lavoro come la mia assistita, non metto in dubbio che ci siano stati dei profitti notevoli, però questo è un aspetto che non ha interessato la procura e si immagini se può interessare me".
In realtà l'ipotesi che Aspi privilegiasse i profitti a discapito degli investimenti per la sicurezza della rete è al centro dell'indagine della procura tanto che viene indicata come movente, causa dei tanti reati come gli omicidi stradali per cui gli ex vertici di Autostrade per l'Italia e della società di ingegneria Spea sono alla sbarra per la tragedia del 2018 costata la vita a 43 persone.
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