GENOVA -Alle accuse di omicidio in concorso per futili motivi e distruzione di cadavere ai due egiziani arrestati per l'uccisione del giovane parrucchiere loro connazionale Mahmoud Abdalla si aggiunge anche l'aggravante della premeditazione.
La prova nel fatto che prima del delitto sono stati inquadrati da una telecamera mentre alle 13, circa due ore prima del delitto, escono da un negozio di cinesi a Sestri Ponente con un sacchetto in mano: dentro c'erano due piccole mannaie da cucina, un grosso coltello e la grande borsa poi utilizzata per trasportare il cadavere a Chiavari.
Un'ora dopo, alle 14, la vittima viene inquadrata dalle telecamere mentre raggiunge l'alloggio di via Vado dove i due fermati lo avevano convocato: un incontro che doveva servire per chiarirsi, e anche affinché il ragazzo potesse prendersi le proprie cose prima di lasciare la casa per trasferirsi nel nuovo domicilio offerto da nuovo datore di lavoro di Pegli. Uno dei motivi di scontro con i datori di lavoro. Per questo il ragazzo era andato all'appuntamento con la morte con una valigia.
Dopo le 15 invece scatta l'agguato nel monolocale e il diciannovenne viene ucciso dai due connazionali con tre coltellate in parti vitali.
La dettagliata ricostruzione del terribile delitto è emersa dalle indagini dei carabinieri del nucleo operativo di Genova titolari degli accertamenti diretti dal pm Daniela Pischetola.
Per questo oggi nel carcere di Marassi all'interrogatorio per la convalida degli arrestati Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel (Bob, nella foto in alto a destra) e il gestore del barber shop, Mahamed Ali Abdelghani (Tito, nella foto in alto a sinistra), si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, come hanno riferito all'uscita del carcere gli avvocati Micaela Calzetta (che difende Tito) e Salvatore Calandra ed Elisa Traverso che assistono Bob.
Proseguono intanto le ricerche dei carabinieri subacquei della testa della vittima nel mare alla foce dell'Entella, a Chiavari.
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