GENOVA -"Le vede quelle grandi righe sulla facciata? Sono crepe che hanno segnato da sempre la vita di quel palazzo, io abito qui e vent'anni fa stavo per comprare un appartamento lì, ma non le feci perché tutti mi dissero che il palazzo non era sicuro, si muoveva...".
Bastano poche spontanee parole di un papà che porta appresso il suo figlioletto ai margini del campetto del San Michele, storica squadra di calcio di questo paese popolare che è Montesignano, a fare capire che lassù nessuno si meraviglia che i sensori (nella foto in alto a destra) installati nei fondi sventrati del civico 20A possano essere scattati.
Quello che non è facile da capire osservando il palazzo dalla facciata dell'ingresso (foto in basso) diventa assai comprensibile guardando stupiti la parete dell'edificio rivolta a monte (foto in alto a sinistra) accanto al campetto di calcio, pare anch'esso pericolante, e la chiesa nota per le vetrate dell'artista Giorgio Oikonomoy. Le crepe sono cicatrici lunghe e angoscianti e svelano un passato dell'edificio tutt'altro che rassicurante.
Sono quasi le 21 di questo afoso venerdì 21 luglio: mentre gli inquilini con lo sguardo avvilito portano via le proprie cose, i gatti nel trasportino, i cani al guinzaglio, borse e trolley neanche partissero per le vacanze, e gli uomini della protezione civile e della polizia locale annotano tutti coloro che escono e offrono un posto in albergo a chi non ha un alloggio alternativo di amici o familiari, nei fondi del palazzo che si sta svuotando c'è ancora l'amministratore e l'ingegnere che da sempre cura questo palazzo che si è trova al centro della cronaca, e delle attenzioni del Comune.
Ci sono anche due assessori del comune di Genova, Pietro Piciocchi, responsabile dei Lavori Pubblici, che sottolinea come i lavori e le esplosioni nella galleria di servizio dello Scolmatore del Bisagno, non un'opera pubblica ma l'Opera delle Opere, che metterà quasi al sicuro Genova da altre alluvioni, non sono responsabili. Sergio Gambino, pratico assessore alla Protezione Civile invece si occupa di trovare sistemazioni agli sfollati: in tutto 45 persone, perchè alcuni inquilini sono in ferie, in tutto su 26 famiglie alla fine solo 12 persone chiederanno un posto letto in albergo.
A spiegare la storia del dissesto statico del 20A ci pensa il giovane ingegnere del condominio,
Michele D'Ambrini (nella foto), che parla come un libro stampato e ha il dono di essere chiaro.
"La situazione in questo palazzo è critica da anni" dice indicando e accompagnandoci i fondi dell'edificio che sembrano trincee sventrate da esplosioni, pieni di sensori: "La facoltà di Ingegneria dell'università lo controlla con tanto di monitoraggio già dal 2014 perchè aveva forti cedimenti e importanti fessure negli appartamenti, i lavori sono sempre stati complessi da fare perchè molto costosi e per il condominio è difficile sostenere certe spese, grazie anche al bonus siamo riusciti a partire con delle lavorazioni e stiamo creando una palificata alla base del muro di contenimento e la ricreazione di una platea di fondazione perché il problema sono i plinti davanti che soffrono da anni e stanno cedendo".
Il palazzo, spiega ancora il tecnico, posa su una prima coltre "di materiale detritico poco stabile, la roccia l'abbiamo trovata intorno ai 10 metri di profondità - precisa - ma tutta la zona di via Terpi è una zona di frana quiescente quindi poco stabile conclamata. Abbiamo fatto mettere nuovamente dei sensori all'Università e subito, prima di iniziare la palificata, hanno dato un trend di crescita dei movimenti, degli spostamenti che inizialmente abbiamo monitorato giorno e notte, ora iniziavano ad essere troppo preoccupanti, non tanto per l'entità dello spostamento quanto perchè è un trend in continua crescita, ma perchè vogliamo che i condomini vivano tranquilli". E precisa: "Perché in una casa in cui hai delle fessure che ci passa una mano ti sembra sempre di vedere delle crepe nuove, ora la prima cosa che importa per riuscire andare avanti il più velocemente, con gli inquilini ci saremmo dovuti fermarci di continuo per studiare i dati, verificare se lo spostamento è accettabili o non accettabile, sicuramente lavorare senza le persone che ci vivono dentro è molto più semplice".
L'ingegnere alla domanda se a fare scattare i sensori possono avere influito le esplosioni nel cantiere del vicino cantiere dello scolmatore del Bisagno risponde in modo molto onesto e chiaro: "Le esplosioni ci sono, state, e sono iniziate più o meno quando noi abbiamo iniziato i lavori, i tecnici dello scolmatore hanno messo anche loro dei sensori per rilevare i movimenti, le accelerazioni e le velocità di spostamento, ma i loro rilievi non hanno dato grandi valori, anzi quasi nulli, sicuramente in un edificio danneggiato pesantemente da 20 anni su un fronte instabile da sempre tutto va considerato con maggiore accortezza, ma vi ripeto, è un edificio che da molti anni ha questi problemi e quindi in questo momento non ci interessa capire chi ha fatto andare avanti il movimento, ma l'unica cosa che ci interessa è mettere in sicurezza gli abitanti e andare avanti con i lavori".
Genova, quel palazzo fragile di Montesignano trascurato per troppi anni
E' adagiato quasi sul grande cantiere dello Scolmatore del Bisagno, ma come ricordano tutti e ammette pure l'ingegnere del caseggiato, "l'edificio si muove da vent'anni...". La riprova nelle crepe, come cicatrici mai rimarginate, della facciata rivolta a monte
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