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Dope Aerospace si trasforma in un ecosistema interdisciplinare e si affianca a Firmamento Technologies per dare continuità ai progetti anche sul lavoro.
4 minuti e 15 secondi di lettura
di Matteo Cantile

Dope Aerospace, nato all’Università di Genova come esperienza costruita dagli studenti per gli studenti con l’obiettivo di realizzare razzi sonda per competizioni universitarie, si è trasformato in una piattaforma dove le idee prendono forma in progetti reali e oggi compie un nuovo passo diventando Dope Hubs. Il modello, presentato al Palazzo della Borsa davanti a una platea composta da istituzioni, aziende e oltre cento studenti e studentesse, punta a creare un ponte stabile tra giovani, enti pubblici e industria, allargando il raggio d’azione dall’aerospazio all’intelligenza artificiale, dalla robotica all’healthcare.

Evoluzione naturale

L’ecosistema, nato con una missione molto chiara e verticale sull’aerospazio, si è rapidamente ampliato in chiave interdisciplinare, coinvolgendo studenti e dottorandi in attività di ricerca e sviluppo ad alto contenuto tecnologico. Con Dope Hubs l’esperienza dichiara l’ambizione di diventare una rete universitaria di innovazione e collaborazione, mettendo in connessione competenze diverse e aprendo un canale operativo con il mondo produttivo e con le istituzioni del territorio.

Percorso e svolta

Luca di Domenico, Ceo di Dope Hubs, ha definito la nascita di Dope Hubs come un passaggio di continuità e insieme di rottura: "Questo è il risultato di un percorso e l’inizio di un altro". Ha ricordato che tutto è partito da un gruppo studentesco dell’Università di Genova, nato dagli studenti per gli studenti, inizialmente focalizzato solo sull’aerospazio. Poi, ha spiegato, l’apertura si è allargata prima a tutto il settore tecnologico e oggi l’obiettivo è superare i confini dell’associazione studentesca, cercando di diventare un vero centro di ricerca degli studenti.

Firmamento Technologies

Per accompagnare questa “fase adulta”, Di Domenico ha annunciato la creazione di una società cooperativa, Firmamento Technologies, pensata per dare continuità all’esperienza e trasformare l’attività progettuale in opportunità lavorativa. L’idea, nelle parole del Ceo, è che lo studente possa fare ciò che faceva in Dope Hubs, cioè realizzare progetti, ma a livello professionale diventando socio lavoratore, con la possibilità di reinvestire utili e guadagni e, se lo vorrà, aprire in seguito una propria start-up. "Firmamento fa sì che lo studente possa fare quello che faceva in Dope, cioè realizzare i progetti ma lo faccia a livello lavorativo", ha detto.

Sostegno del sistema economico

La Camera di Commercio di Genova ha richiamato il valore della spinta che arriva dal gruppo e il potenziale di crescita che il progetto porta con sé. Maurizio Caviglia, segretario generale dell’ente, ha parlato dell’energia che questi ragazzi trasferiscono alle istituzioni e del loro entusiasmo nel misurarsi con concorsi e competizioni, anche europee, ottenendo risultati rilevanti. In questo quadro ha ricordato che la Camera di Commercio li ha assistiti quest’anno e continuerà a farlo il prossimo, sottolineando che dopo una precedente presentazione avvenuta l’anno scorso, questa nuova tappa è servita a raccontare cosa è stato fatto e quali obiettivi sono stati fissati per il futuro.

Innovazione applicata

Il rettore dell’Università di Genova, Federico Delfino, ha inquadrato Dope Hubs come un punto di forza per l’ateneo e anche per la città, perché rappresenta un gruppo di studenti che si coalizza per convogliare energie sull’innovazione applicata e sullo sviluppo di prodotti nelle tecnologie di frontiera. "Credo che davvero sia un’iniziativa lodevole", ha detto, citando robotica, aerospazio e healthcare tra gli ambiti su cui il modello si muove e sostenendo che università e istituzioni debbano supportare con decisione questo approccio.

Cooperazione e crescita

La scelta della formula cooperativa è stata indicata come uno snodo centrale per rendere sostenibile e replicabile il percorso. Alessio Piana, consigliere delegato allo sviluppo economico di Regione Liguria, ha definito l’iniziativa una risposta concreta alla necessità di aiutare i giovani a trasformare idee e innovazioni in realtà, soprattutto perché la cooperazione può diventare una forma di mutuo aiuto e anche un modo per affrontare aspetti organizzativi e burocratici lasciando agli studenti la possibilità di concentrarsi su ricerca e sviluppo. In questa cornice ha ringraziato l’associazione, Legacoop, l’Università di Genova e la Camera di Commercio per il supporto al progetto.

Trattenere talenti

Dal Comune di Genova è arrivata una lettura legata al futuro della città e alla capacità di non perdere energie giovani. L’assessore Tiziana Beghin ha detto che iniziative come questa rappresentano una speranza, perché mostrano giovani intraprendenti e proiettati verso il futuro in un territorio che spesso li ha visti andare via. Ha aggiunto che l’amministrazione intende fare quanto è nelle proprie possibilità per favorire la permanenza dei giovani a Genova e per offrire strumenti utili a sostenerne le ambizioni.

Alta tecnologia cooperativa

Legacoop Liguria ha rivendicato la portata culturale della scelta fatta dagli studenti, soprattutto per l’impatto sul modo di immaginare l’impresa. Il presidente Mattia Rossi ha spiegato che il merito è dei ragazzi, perché hanno accolto al volo la forma cooperativa dopo averla conosciuta, e ha insistito sull’idea che fare alta tecnologia in forma cooperativa non sia un limite ma un’opportunità. "Fare anche Alta tecnologia in forma impresa cooperativa è non solo possibile, ma auspicabile", ha detto, indicando in questo modello un canale per dare libertà imprenditoriale a idee fortemente innovative.

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