Cronaca

Gli esiti dell'autopsia, effettuata ieri pomeriggio al cimitero di Zinola dal medico legale Sara Lo Pinto, sono ancora avvolti dal massimo riserbo, ma qualcosa sarebbe comunque trapelato
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SAVONA - È morta sul colpo Daniela Neza, 29enne di origini albanesi uccisa da un uomo con cui aveva avuto una relazione con due colpi di pistola alla testa.

Si trova ancora nel carcere di Marassi Sefayou Sow, il 27enne originario della Guinea che nella notte tra venerdì e sabato scorso ha ucciso Daniela con due proiettili, sparati da una pistola che ha dichiarato di avere per "proteggersi". 

Femminicidio Savona, l'omicida a Marassi: oggi l'interrogatorio - LEGGI QUI

Gli esiti dell'autopsia, effettuata ieri pomeriggio al cimitero di Zinola dal medico legale Sara Lo Pinto, sono ancora avvolti dal massimo riserbo, ma qualcosa sarebbe comunque trapelato, come svela il Secolo XIX. Come la certezza che la donna sia stata colpita alla testa e sia morta sul colpo, mentre rimane il dubbio sul numero di proiettili effettivamente sparai da Sow quella notte.

Dopo aver concluso l'autopsia ha consegnato il corpo della giovane alla famiglia per il funerale, celebrato nella chiesa del Sacro Cuore di Savona. 

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"La violenza sulle donne – dichiara il sindaco di Savona Marco Russo - è diventata ormai un'emergenza, un fenomeno sociale che ha raggiunto livelli allarmanti e che chiama in causa tutti quanti. La bandiera a mezz'asta è il segno che questi atti sono una ferita che coinvolge tutta la città e simboleggia l'impegno che tutti quanti dobbiamo e vogliamo porre su questo tema".

L'omicidio è avvenuto intorno alle 2 di notte di sabato. I due, che lavorano nello stesso ristorante a Savona, si incontrano e discutono animatamente. Lei forse lo offende e lui corre in auto, prende la pistola e spara diversi colpi. Quelli alla testa saranno fatali alla donna. È stato lo stesso omicida a chiamare i soccorsi e avvertire del corpo della donna riverso in piazza delle Nazioni, poco lontano dalla stazione ferroviaria.

In carcere, Sefayou sarebbe "in preda alla disperazione". Al secondo giorno nella casa circondariale di Marassi infatti avrebbe mostrato pentimento per quanto fatto. 

 

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