Cronaca

Confermata la custodia in carcere per l'assassino di Manuel Di Palo. Per il giudice delle udienze preliminari l'omicida ha avuto una condotta di "una violenza spropositata" sintomatica della "incapacità di reagire con l'ausilio degli ordinari freni inibitori"
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GENOVA - Filippo Giribaldi ha avuto una condotta di "una violenza spropositata" sintomatica della "totale incapacità di reagire con l'ausilio degli ordinari freni inibitori" che "rendono il pericolo di recidiva concreto, attuale ed elevatissimo" così il giudice per le indagini preliminari Elisa Campagna nell'ordinanza di custodia con cui ha confermato il carcere per l'assassino di Manuel Di Palo avvenuto nella zona del Carmine a Genova martedì 25 aprile.

L'uomo, difeso dagli avvocati Chiara Antola e Paolo Scovazzi, nelle scorse ore è stato interrogato dal giudice e poi dal pubblico ministero Eugenia Menichetti, insieme agli investigatori della squadra mobile.

Giribaldi è accusato di omicidio volontario, di ricettazione per la pistola e per porto abusivo di arma clandestina. Per il giudice c'è un concreto pericolo di recidiva desumibile "dalle modalità di commissione del fatto, compiuto in pieno giorno, nel centro cittadino, con l'utilizzo di una pistola dotata di munizionamento e di un secondo caricatore che l'indagato aveva portato con sé, con potenziale grave pericolo per l'incolumità di altre persone, e della stessa personalità del Giribaldi, gravato da un precedente penale per minaccia".

Il gip, nell'ordinanza, sottolinea "la gravità inusitata del gesto a fronte dell'assenza di reali motivazioni che lo sorreggano, se non quella, riferita dal prevenuto e che ha dato origine al dissidio, di voler stare da solo con l'amica a consumare stupefacenti e, dall'altro, l'estemporaneità del litigio".

Secondo il giudice per le indagini preliminari dunque esiste la concreta possibilità che l'assassino di Di Palo possa ripetersi visto che di fatto l'omicidio compiuto il 25 aprile scorso è avvenuto, come sottolinea il gip, verosimile per futili motivi. A confermare la custodia in carcere anche la sua condizione di tossicodipendenza che potrebbero portarlo a commettere "altri delitti di gravissimo allarme sociale analoghi".