Cronaca

La donna, che non ha ancora avuto la forza di leggere la lettera di scusa dell'assassino, però accetta decisione gip: "La legge lo prevede, ma spero alla fine sia fatta giustizia"
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GENOVA -"Sapere che l'assassino del mio compagno è già a casa dopo solo quattro mesi di galera mi amareggia molto, ma spero alla fine di poter ottenere giustizia".

Lo ha detto Patricia, la compagna di Javier Miranda Romero, l'impresario edile peruviano di 41 anni ucciso con una freccia scoccata dalla finestra di casa nella notte fra l'1 e il 2 novembre dell'anno scorso da Ernesto Scalco, maestro d'ascia che da oggi in attesa di comparire in aula per rispondere dell'omicidio volontario è uscito da galera e beneficia degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico nella sua casa in provincia di Varese.

L'omicidio era avvenuto in vico Rosa, nel centro storico di Genova: Romero, che abitava a Marassi, era andato nei vicoli con alcuni amici per festeggiare la nascita del secondo figlio, venuto alla luce appena 24 ore prima.

A riportare le parole della compagna di Romero è il suo legale, l'avvocato Francesca Palmero, che per confortare la donna le ha spiegato come il codice penale preveda che un detenuto in attesa di giudizio se non non può reiterare il reato e non ci sono rischi di fuga può beneficiare dei domiciliari: "La concessione era stata decisa giorni fa ed è stata applicata con la condizione di trovare un braccialetto elettronico" spiega ancora l'avvocato Palmero.

Il legale invece non entra nel merito sul fatto che Scalco ha pagato 10 mila euro come primo risarcimento alla moglie e alla figlia maggiore della vittima: "Dico solo che la mia assistita non era nelle condizioni di rifiutare un'offerta economica perché perdendo il compagno ha perso anche l'unico sostentamento per lei e per il bambino appena nato".

L'avvocato Palmiero ribadisce l'importanza che anche il giudice per le indagini preliminari Buffoni che ha concesso i benefici ha ribadito il quadro indiziario che ha permesso di arrestare Evaristo Scalco per un reato grave come omicidio volontario. "L'importante è che alla fine venga fatta giustizia" ha ribadito Patricia, la compagna della vittima.

Patricia - conclude l'avvocato Palmero - è ancora scossa come il primo giorno per la perdita del compagno tanto che non ha ancora avuto la forza di aprire e leggere le lettera di scuse inviata dall'assassino per ottenere i domiciliari.