Cronaca

1 minuto e 41 secondi di lettura

Saranno interrogati la settimana prossima i due agenti indagati nell'inchiesta nata dopo l'omicidio di Alice Scagni, la mamma uccisa dal fratello Alberto il primo maggio sotto casa a Quinto. Il dirigente della sala operativa (difeso dall'avv. Pietro Bogliolo) e l'agente (avv. Rachele De Stefanis) erano stati iscritti nel registro degli indagati nelle scorse settimane insieme alla dottoressa della Salute Mentale della Asl3 per le presunte omissioni e sottovalutazioni degli allarmi lanciati dai familiari (assistiti dall'avv. Fabio Anselmo).

La posizione del medico potrebbe essere archiviata per due motivi: i genitori di Alice e Alberto si erano rivolti al centro solo il 28 aprile, tre giorni prima dell'omicidio. La dottoressa, inoltre, alla loro richiesta di ricoverare Alberto, aveva spiegato che prima di disporre un trattamento sanitario obbligatorio avrebbe dovuto parlarne con il suo primario, e che in caso di una crisi si sarebbero dovuti rivolgere alle forze dell'ordine. Il fascicolo bis era nato dopo le accuse e la denuncia presentata da Antonella Zarri e dal marito. Sette ore prima dell'omicidio i genitori avevano ricevuto una telefonata delirante del figlio che chiedeva soldi. "Fra 5 minuti io controllo il conto, se non c'ho i soldi stasera Gianluca (Calzona, marito di Alice, ndr) e tua figlia sai dove c... sono, lo sai dove c... sono?".

Quella telefonata è in mano al pubblico ministero Paola Crispo insieme alle altre recuperate dalla centrale operativa. Secondo la madre dei due ragazzi alla loro richiesta di aiuto era seguito solo immobilismo. Mentre per i difensori degli agenti in quel momento non c'era alcun pericolo imminente visto che Alberto non era sotto casa dei genitori o della sorella. I poliziotti, inoltre, avrebbero detto ai genitori di chiamare ancora nel caso il figlio si fosse fatto vivo di nuovo o lo avessero visto in zona.

Scagni, difeso dagli avvocati Maurizio Mascia ed Elisa Brigandì, è stato sottoposto a perizia psichiatrica. Secondo Elvezio Pirfo, il perito del giudice per le indagini preliminari, Scagni è seminfermo di mente ma capace di stare in giudizio. Il consulente della procura Giacomo Mongodi lo aveva definito pienamente capace.