GENOVA -Andrea Incorvaia, il guardiano che ha sparato alla compagna Giulia Donato e poi si è ucciso, quattro sera prima del delitto, la notte di Capodanno, era molto provato, sotto choc, per avere provocato un grave incidente in via Anfossi distruggendo l'auto usata appena finita di pagare a rate e provocando danni ingenti a tre vetture posteggiate.
Alcuni testimoni che hanno visto e udito dalle finestre di casa quando diceva la coppia (nella foto la sera dell'incidente) assicurano che quella notte i due apparivano in sintonia, "non hanno mai litigato, anzi, lei, Giulia, che era scesa di casa dopo l'incidente, quasi rincuorava lui".
Vero è invece, come assicura Vincenzo Reale (nella foto), uno degli automobilisti che hanno riportato danni dal sinistro, che il guardiano "era molto scosso e non si dava pace dall'incidente provocato", soprattutto era in ansia perchè senza un'auto - una Citroen che aveva appena finito di pagare e ormai da rottamare - non sapeva come raggiungere il posto di lavoro, che cambiava di continuo e di cui veniva informato solo il giorno prima dall'azienda.
Che l'incidente possa avere fatto perdere la testa a Incorvaia lo ipotizzano anche gli investigatori della sezione omicidi della squadra mobile che indagano sull'omicidio suicidio di via Anfossi.
I poliziotti stanno cercando di ricostruire cosa è accaduto nei quattro giorni intercorsi fra l'incidente e l'omicidio: si ipotizza che Giulia avesse riferito a Andrea dell'intenzione di volerlo lasciare. A quel punto lui, provato dall'incidente e angosciato dalla prospettiva di perdere la compagna di cui era geloso in modo ossessivo, ha perso la testa.
Ieri, mercoledì 4 gennaio, ha raggiunto la casa di via Anfossi, forse a fine mattinata, sorprendendo Giulia ancora a letto e con la pistola d'ordinanza le ha sparato un colpo alla testa. Poi ha rivolto la pistola contro di sè e ha fatto fuoco ancora, sparandosi alla tempia.
Incorvaia indossava ancora la divisa da guardiano: perchè sarebbe dovuto andare a lavorare. La riprova che l'uomo non avrebbe premeditato il gesto ma ha agito d'impeto.
Il primo sopralluogo nella casa della tragedia è stato effettuato dal medico legale Martina Drommi, la stessa incaricata dal magistrato titolare dell'indagine Francesca Rombolà di effettuare l'autopsia, fissata per sabato mattina. Solo dopo potrà essere decisa la data dei funerali che saranno un momento di grande commozione e raccoglimento per Pontedecimo: nel quartiere e nell'intera parte alta della Valpolcevera Giulia era molto conosciuta e amata. Come la sua famiglia, la mamma, la nonna, gli zii che frequentavano la Fratellanza di Pontedecimo, storica associazione della vallata, dove Giulia è cresciuta, e dove passava tutto il tempo libero da adolescente, prima di andare all'alberghiero Bergese di Sestri Ponente. Poi le prime storie di amore, con un ragazzo con cui aveva avuto una bambina, Azzurra, nata premature e poi deceduta dopo un mese, e il cui nome è tatuato su un avambraccio.
Proprio il funerale a quella bambina è un ricordo ancora negli occhi di tutta Pontedecimo che mai avrebbe immaginato di doversi ritrovare dopo pochi anni in una chiesa per l'addio a Giulia, la bambina diventata mamma che sapeva solo sorridere, un sorriso spento da un un giovane uomo, un vigliacco che non ha saputo accettare di essere lasciato.
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