Cronaca

Lo svizzero Elsener criticò la mancata manutenzione ma si era tirato fuori dopo la gaffe dell'intervista alla tv elevetica. Nuovo deposito atti dei magistrati: sette giorni alle difese per decidere
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GENOVA -I magistrati Massimo Terrile e Walter Cotugno titolari dell'inchiesta su ponte Morandi chiedono di ascoltare come teste l'ingegnere svizzero Bernhard Elsener, il perito nominato del gip Nutini che si era autoescluso dall'indagine dopo il clamoroso errore di dichiarare alla tv elvetica che se l’intervento di manutenzione effettuato sulla “pila” 11 fosse stato effettuato anche sulle altre pile «il ponte non sarebbe crollato».

Il pm Terrile dopo una lunga esposizione ha sintetizzato le tante ragioni per cui c'è la necessità di sentire Elsener, uno dei maggiori esperti al mondo sulla tenuta delle opere in calcestruzzo, che aveva svolto la perizia sulla dinamica del crollo per poi lasciare il testimone ad un altro perito, l'ingegnere Renzo Valentini dell’Università di Pisa che ha poi redatto la relazione finale.

La richiesta dei magistrati nasconde un loro timore: se ad esporre la perizia che potrebbe essere decisiva ai fini del processo sarà il perito subentrato, appunto Valentini, e non Elsner, gli avvocati degli imputati potrebbero poi chiedere, come hanno già provato in ogni fase del processo, l'annullamento degli incidenti probatori.

Elsner non era stato ricusato ma si era autoescluso: per questo è possibile che possa entrare nel processo come teste.

L'ingegnere svizzero era stato intervistato nel 2019 dalla tv svizzera nel documentario Il Ponte Spezzato e aveva detto che "il viadotto non sarebbe crollato se la società avesse fatto le manutenzioni. Perché il Morandi è caduto? E' basato su un particolare sistema di bilanciamento: quando manca uno degli stralli diventa asimmetrico e cade. Se nel 1993 avessero riparato tutti i piloni, il ponte sarebbe in piedi"

Al processo sono 58 le persone imputate tra ex dirigenti di Autostrade e Spea (la controllata che si occupava delle manutenzioni) e tecnici, ex e attuali dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del provveditorato delle opere pubbliche. Le due società sono uscite dal processo patteggiando circa 30 milioni di euro. Secondo l'accusa tutti sapevano delle condizioni del Morandi ma nessuno fece nulla seguendo la logica del risparmio per garantire maggiori utili da distribuire ai soci.


Nell'udienza di oggi i due magistrati dell'accusa, dopo la contestazione di avere fornito un eccessivo numero di documenti non verificabili al collegio giudicante, hanno proceduto a nuovo deposito di atti chiarendo voce per voce le modalità organizzative dell'indice, spiegando come in realtà si tratta di 1331 documenti complessi composti da vari allegati che conservano una loro unità di fondo.
I pm hanno invece escluso alcuni atti e file di programma finiti per errore nella documentazione.

Per decidere su Elsner e su questo nuovo deposito di documenti prodotti dai due pm il collegio dei giudici presieduto da Paolo Lepri ha chiesto una settimana di tempo.
La replica degli avvocati difensori e delle parti civili è infatti prevista per lunedì 28 novembre.

 

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