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Una iniziativa che nasce dalla volontà di mettere a disposizione un contenitore di idee, un luogo di approfondimento che alla Liguria manca. Le parole di Raffaella Paita le sottoscrivo, così come quelle della sua co-equipier, Anna Maria Furlan: "Ci sono molti modi per servire il proprio territorio e non necessariamente per farlo bisogna fondare un partito". Forse Paita, presidente della Commissione Trasporti e referente ligure di Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, un piccolo peccato lo commette. Di ottimismo. Un "pensatoio" che scavalchi i muri dell'appartenenza in realtà manca al Paese, non solo alla Liguria. E l'affermazione di Furlan la trovo bellissima perché testimonia una esigenza, quella dell'unità di intenti, che neppure  due anni di pandemia e, adesso, l'orrore della guerra in Ucraina sono riusciti a costruire.

Molte cronache si sono affrettate a immaginare come, dove e quando le due signore deborderanno dall'associazione culturale al terreno politico, cercando prima di tutto una sistemazione per se stesse. Ora, Paita fa politica con il suo partito e alla guida di una importante istituzione parlamentare, mentre Furlan non è da meno: se sei stata segretaria nazionale di un grande sindacato non è che ti sei occupata di giardinaggio e hai perso l'abitudine a trattare certi argomenti (difatti il Pd di Roma l'avrebbe voluta candidata sindaco del centrosinistra a Genova per le prossime comunali).

Dico questo perché entrambe non mi pare abbiano alcuna necessità di cercare spazi politici, mentre tutti noi abbiamo un disperato bisogno di luoghi nei quali elaborare idee e progetti per poi consegnarli alla politica, sfrondati di ogni partigianeria. In ossequio all'affermazione, diventata persino banale, secondo cui certi problemi "non sono né di destra né di sinistra" perché hanno una sola soluzione possibile.

Dovrebbe essere normale, ma l'Italia non è un Paese normale. Difatti, accanto a chi si chiede dove le due vogliano davvero andare a parare, molti altri hanno salutato con una certa gioia l'iniziativa per il solo fatto di avere come protagoniste due donne.

Dissento. Per rispetto prima di tutto delle donne. A me questa cosa piace non perché Paita e Furlan appartengano al cosiddetto gentil sesso, ma più semplicemente perché è una buona pensata fatta da due persone capaci. Capaci, non donne. Questo, vista la condizione che storicamente viviamo, può essere un valore aggiunto. Ma non è il motivo per cui l'idea va promossa.

Non casualmente viene raccolta da gente alla quale non difetta il pragmatismo, per tutti il presidente in pectore (secondo mandato) di Federacciai, Antonio "Tonino" Gozzi. Semmai è la politica a dover sciogliere i dubbi che la accompagnano. Le prime reazioni "non sono state" oppure hanno spinto Paita e Furlan nell'angolo dell'opportunismo: "Vedremo perché lo fanno".

Il problema è che la stragrande maggioranza dei politici ragiona con il metro dei propri comportamenti, puntualmente improntati a inseguire consenso e rendite di posizione. Dunque, non concepiscono che si possano pensare e fare delle cose solo per dare una mano. Anche se appena possono sproloquiano sulla "politica come servizio". Che tristezza.

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