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La guerra divampa vicino a casa, l’informazione se ne è appropriata e ci inonda di bombe, rifugi sotterranei, profughi disperati in fuga dalle loro case distrutte, bambini con gli occhi senza felicità. Tutto questo ci angoscia.
E il Covid che ci ha tormentato per più di due anni, sconvolgendo i nostri tran tran di vita si esaurisce, ma solo burocraticamente e politicamente. Perché i numeri raccontano come i casi continuino a aumentare mentre il Paese si appresta a liberare tutto e tutti.
L’economia è una pesante incognita. Per poco abbiamo vissuto l’euforia del Pnrr e ecco che siamo davanti a inflazione, recessione e minacce di stagflazione. Con la prospettiva di una catena inarrestabile di aumenti che metteranno in difficoltà famiglie già provate dalla pandemia e aziende.

I contagi aumentano esponenzialmente e i vaccini precipitano, come se ci fosse una folle reazione negativa alle campagne di vaccinazione di massa che in buona parte ci hanno salvato e che dovrebbero continuare.
E’ la primavera che è arrivata e l’estate che è alle porte.
Ma prima ci saranno le elezioni amministrative, a Genova e a La Spezia e in altri comuni della Liguria. Un appuntamento con le urne di grande importanza proprio per il momento che stiamo attraversando: tutto è destinato a cambiare. La nostra vita quotidiana, la sanità, la scuola, i trasporti. E a livello internazionale sono di fronte ai governi scelte condizionate dal cambiamento che ci sarà dell’assetto mondiale. Perché niente sarà più come prima.

Così diventa difficile interessarsi di elezioni locali. Perché siamo troppo distratti dalle sciagure epocali che ci hanno colpito. Eppure sappiamo bene che le elezioni amministrative disegneranno il futuro della nostra città. Quindi dovremmo interessarci ai programmi dei candidati, alle loro promesse, alle loro intenzioni. La distrazione che ci attanaglia può incidere su un disinteresse e il disinteresse potrebbe portare al peggiore dei risultati, cioè alle astensioni.

Speriamo che non sia così. Speriamo che, alla fine, i cittadini riescano ogni tanto a distaccarsi dalle catastrofi e a ragionare lucidamente sui piani dei candidati e sulle prospettive di governo delle città per i prossimi cinque anni.
Che saranno strategici proprio perché condizionati da quello che ci è piombato addosso.

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