
Silvia Salis va in tv da Lilli Gruber e ripete che il Pd non è subalterno ai Cinquestelle, che Elly Schlein lavora benissimo, che la coalizione se è unita può battere la Meloni alle prossime elezioni del 2027, che al referendum sui giudici da separare voterà “no” perché è una riforma strumentale che non risolve i problemi della giustizia italiana. Ma apre la sua chiacchierata nazionale ribadendo che ha un mandato davanti a Genova e vuole fare la sindaca.
Cioè fino alla fine del mandato, cioè il 2030, che le hanno consegnato gli elettori pochi mesi fa con moltissime preferenze.
Credo che sarà così, lo auguro al Pd genovese che, in caso contrario, si troverebbe qualche difficoltà di spiegazione. Ma…
C’è un “ma” che spiffera tra le fessure delle porte delle stanze della politica locale. Un po’ soffiato dall’opposizione logicamente. Un po’ soffiato proprio nel Pd. “La Salis? Se ne andrà a Roma e allora…” , Allora che cosa? Francamente non ne farei una tragedia almeno dal punto di vista politico della “successione”.
Perché il Pd, oggi, un successore sindaco lo ha, lo ha scelto, lo hanno insediato e è stato pure votato dal popolo. Dovrebbe fare come hanno fatto Bucci e la coalizione di centrodestra quando il sindaco ha deviato per la Regione, dopo il caso Toti, scegliendo Piciocchi. Il sindaco va via prima della scadenza e lascia il posto al suo vice. Dunque se Silvia andasse a Roma toccherebbe al suo vice, Alessandro Terrile magari con qualche scossa dentro la sinistra local.
Qualcuno ne parla leggermente. Altri meno leggermente. Tanto che sono così maligno da pensare che dentro il Pd ci sia addirittura chi non piangerebbe per una “promozione nazionale” della Salis a parte i suoi naturali oppositori, demoliti o quasi dalla sconfitta, che sarebbero contenti assai che la stessa, indubbiamente energica e di presenza nazionale, facesse le valigie per salpare verso la Capitale con una nuova carriera politica. Proprio perché Salis è un personaggio nazionale, ci si trova bene, è a suo agio al di là del Bracco, si vede che ha studiato diligentemente e che è intelligente. Questo a qualcuno non va giù, magari anche a qualcuno della sua ampia squadra.
Bisogna ammettere che Terrile, serio, silenzioso molto “genovese” e sobrio, lavora caricato di mille responsabilità e evita saggiamente di offrire motivi di dibattito su questo imbarazzante argomento. Anzi si fa vedere poco, cioè è sempre a fianco a Salis, ma tacendo. A spifferare intanto ci pensano gli altri.
Se Salis lasciasse il Pd dovrebbe tornare alle origini , assumendosi onore e onere di schierare un politico non cercando più la scappatoia del “civico”.
Attendiamo allora il congresso del Pd che dovrà scegliere un nuovo segretario al posto di D’Angelo, ma soprattutto finalmente aprire un dibattito sincero sul partito a Genova. Ho trovato nell’archivio di Primocanale un’ intervista che feci a Pierluigi Bersani nel 2015 alla festa dell’Unità. Bersani consigliava il Pd di andare e riguardare le sue radici.
Quelle che dicono che un partito progressista deve prima di tutto fare gli interessi dei più deboli. Giusto consiglio anche dieci anni dopo e anche dopo una schiacciante vittoria nella città che era stata conquistata e governata per quasi dieci anni da una coalizione di centrodestra. Forse il Pd genovese che riscopre il valore di un congresso (ricordo congressi a sorpresa di alcune decine di anni fa in cui X entrava come segretario e invece veniva eletto Y, cosa normalissima in un partito democratico) ha bisogno di rileggere i consigli di Bersani (l’intervista è nell’Archivio della tv a disposizione di chi vuole rivederla) quindi di ritrovare le sue radici che sono sempre le stesse anche se sono cambiati gli uomini e i tempi.
Il Pd di Genova che ha trovato davvero a sorpresa la candidata che ha battuto chi governava la città e la Regione, deve ritornare alle consultazioni interne, ai confronti senza timori, magari dando parola e anche qualcosa di più alla squadra di giovani amministratori locali che sono in prima linea. Benissimo. Vediamoli al lavoro e questo congresso sia sincero come quelli (non tutti, ma la maggioranza) di trent’anni fa. Cominciando dall’atteggiamento verso la sindaca e dall’ indicazione serena che il successore, in ogni caso, c’è e ha un nome, un cognome e una sua professione a rafforzarlo.
Vi piace ancora Silvia Salis iscritti del Pd? Vi ha deluso? Apprezzate le sue scelte anche molto delicate, ma decise? Vi soddisfa il suo ruolo nazionale che sta aumentando di giorno in giorno?
Sia il congresso del Pd genovese il luogo del confronto delle opinioni e delle posizioni e non l’angolo dietro la porta. Che intanto poi i politici parlano, non riescono a trattenersi. E’ che troppo spesso parlano nei posti sbagliati. Domani c’è a Genova proprio Bersani che presenta ai Giardini Luzzati il suo stimolante libro “Chiedimi chi erano i Beatles. I giovani, la politica, la storia”. Magari qualcuno gli chieda quali sono ancora oggi le radici del Pd e ne tragga le conclusioni.
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