
Una Genova in cui si metta da parte almeno una grande opera e nella quale prevalga la manutenzione ordinaria e straordinaria, di cui c’è un bisogno disperato. Poi parliamo d’altro. La provocazione-non-provocazione lanciata dall’editore di Primocanale, Maurizio Rossi, ha una sua ragion d’essere: niente tunnel subportuale, che secondo un sondaggio di Tecnè per Primocanale peraltro la maggioranza dei genovesi non vorrebbe, e avanti con il resto.
In realtà bisognerebbe provare a fare entrambe le cose, cioè dare spazio al sogno e manutenere la città per come merita, se non ci fosse il solito fondato quesito: i soldi dove li troviamo? Il problema dei problemi, neanche a dirlo, rimane la cassa. Difatti Rossi sostiene di aver trovato un miliardo di euro per fare più bella la Superba rinunciando a qualcos’altro. La realtà è questa ed è inutile farsi delle illusioni.
Ricordo, tuttavia, uno dei miei primi incontri con Silvio Berlusconi. Era premier e mi disse una cosa che mi è sempre girata per la testa: “In un Paese che ha un bilancio pubblico come quello dell’Italia non può esistere un problema di soldi. Se si vuole, quelli si trovano sempre”. Ma resta quel piccolo “dettaglio”: la volontà. Domandare a un ex parlamentare del Pd, appassionato di musica, tifosissimo dell’Inter, che di mestiere fa l’economista: Carlo Cottarelli.
Proprio per le sue qualità professionali, Cottarelli venne investito di un incarico decisivo ai nostri tempi: la spending review, la revisione della spesa pubblica. Sia il centrodestra sia il centrosinistra si sono peritati di far redigere uno studio per rendere produttive le uscite e tagliare dove c’era bisogno.
Né una parte né l’altra, però, ha mandato avanti il progetto. Cottarelli, allora, ha pensato che dall’interno l’operazione di cui ha tanto bisogno il Paese gli sarebbe riuscita e s’è candidato, con il Pd. E’ stato eletto, ha ritentato di fare la spending review, però non ha cavato un ragno dal buco. Così si è dimesso da parlamentare e nelle sue comparsate televisive spiega che prima di tutto andrebbe migliorata la spesa pubblica. Sa che non serve, ma si toglie una soddisfazione.
Ecco, leggendo l’articolo di Maurizio Rossi e gli impegni per abbellire Genova mi sono tornati in mente Berlusconi e l’esperienza di Cottarelli. Quando Silvia Salis, la sindaca del capoluogo Ligure, si raduna insieme con i suoi colleghi di mezza Italia e dice che servono risorse per mandare avanti la baracca, dice una cosa ovvia, che però in questo strano Paese non è ovvia per niente.
Non è la prima a sostenerlo e non sarà l’ultima, ahinoi. Resta il fatto che senza la rinuncia alle spese inutili, davvero tante, mancano i denari che lo Stato può trasferire ai Comuni e alle Regioni (lo dico pensando alla sanità). Quindi gli amministratori locali sono costretti a compiere scelte dolorose.
Il peso sulla vita delle persone è enorme. Proprio in questi giorni viviamo le incredibili pessime condizioni di molte scuole liguri, le indicibili difficoltà nel settore dei trasporti (bus strapieni e spesso in grave ritardo, alla faccia degli orari scolastici) e il caro-tutto quando si va a comprare il necessario - il necessario non il superfluo - per chi, dalle elementari alle superiori, deve andare a scuola.
Di fronte a tutto ciò, ed è solo un piccolo spaccato della realtà, perché potremmo metterci il verde “selvaggio” o gli asfalti pieni di buche, la politica e i dirigenti pubblici (sì, ci metto di mezzo pure loro) vanno avanti come hanno sempre fatto. Niente riorganizzazioni delle spese e sindaci e governatori costretti a optare per questa o per quella cosa: tutte due non si può. Così va l’Italia. Ma almeno fateci dire, e non è un plurale maiestatis, che non ci piace per niente.
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IL COMMENTO
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