
Un profluvio di polemiche, sulle quali il centrosinistra e il centrodestra si sono persino trovati d’accordo: tutti contro l’ex premier Massimo D’Alema, “reo” di aver preso parte alla parata militare che in Cina ha ricordato la vittoria contro nazisti e fascisti. C’erano insieme il presidente cinese Xi Jinping, il premier indiano Narendra Modi, il capo della Russia Vladimir Putin e quello coreano Kim Jong-un. Più molti altri, ovviamente. Con il corredo di militari al passo dell’oca, missili, carri armati, aerei, navi trasportate su appositi camion e via elencando.
Una festa del potere. E pure una festa che non c’entrava niente con le democrazie occidentali. Ma è sufficiente per dire che è stato giusto non esserci? Al suo rientro in Italia, D’Alema ha concesso parecchie interviste per spiegare le proprie ragioni. E queste parole mi hanno colpito su tutte: “L’errore che sta compiendo l’Europa è quello di isolarsi”. D’accordo, nelle mie valutazioni sono sospetto, perché da sempre ho grande stima dell’ex premier. Se un torto gli faccio, e gliel’ho contestato di persona, è quello di avere ragione ben prima che gli venga riconosciuta. Dunque spesso sbaglia, nei tempi. Di sicuro, però, non gli difetta la lungimiranza.
Se va in Cina, sta alla parata e osserva quello che gli accade intorno, non starei a polemizzare sul viaggio, bensì mi farei qualche domanda. Prima fra tutte: perché in Europa siamo incapaci di guardare il resto del pianeta in modo diverso dal passato? Attenzione, dico Europa e non Occidente, perché Donald Trump, pur nella follia apparente di alcune sue scelte, un rubinetto di dialogo con la Russia, la Cina e l’India - quel mondo lì, insomma – lo tiene aperto. E non per caso Bruxelles stenta a riconoscere l’alleato di sempre.
Infatti il problema è proprio il Vecchio Continente, forse non casualmente “vecchio”. Si avvita sulle proprie questioni interne, affronta un tema ostico come il conflitto in Ucraina seguendo gli schemi di una volta e con le cancellerie di Parigi, Berlino e Roma sempre più forti di quella europea incarnata da Ursula von der Leyen.
C’è una evidente difficoltà dell’Ue nel rapportarsi con il futuro, ritenendo che esso passi quasi esclusivamente attraverso una sostenibilità ambientale nella quale siamo invece pochissima cosa se non ci vengono dietro Cina, Russia e India. I quali, almeno finora, ben se ne sono guardati.
Solo che ciò ha delle ricadute pratiche, le quali rafforzano il Nuovo Mondo e indeboliscono l’Occidente. E’ giusto arrendersi e fare del nostro pianeta un luogo inospitale? Ovviamente no. Ma non possiamo realisticamente pensare che tutto possa funzionare com’è avvenuto fino ad oggi. Loro sono quattro miliardi di persone, noi ci fermiamo a uno: non è un dettaglio.
Serve il coraggio di cambiare occhiali per guardare in faccia la realtà. Se i nostri giovani ci dicono che la democrazia è un modello superato e che sono preferibili i regimi nei quali c’è chi decide senza tanti giri di parole vuol dire che abbiamo un problema. Non risolvibile seguendo lo schema classico: siccome sei cattivo, con te neanche ci parlo. Perché l’esito è catastrofico.
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IL COMMENTO
Il caso D’Alema e l’incapacità dell’Ue di guardare il mondo con occhi diversi
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