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di Dario Vassallo

La storia dell'Ilva a Genova parte da lontano, addirittura dal 1897 quando nell'area di Campi l’Ansaldo acquisisce dalla Società Italiana Delta un’officina siderurgica che successivamente Ferdinando Maria Perrone, proprietario dell’Ansaldo, e i suoi figli ampliarono con nuove attrezzature, capannoni e magazzini allargandosi su tutto il territorio della bassa Val Polcevera. L'obiettivo era poter controllare tutti i processi produttivi legati alle trasformazioni del materiale ferroso fino alla realizzazione dell’acciaio per la produzione di prodotti finiti. In questo modo si produssero locomotive, automobili, turbine a vapore, strutture necessarie alla realizzazione delle grandi navi, da guerra e passeggeri, e addirittura proiettili di artiglieria.

Il trasferimento a Cornigliano

Il passo successivo è del 1934 quando nasce la SIAC, Società Italiana Acciaierie di Cornigliano, con l'obiettivo di raggruppare e razionalizzare le attività siderurgiche dell'Ansaldo passando sotto il controllo dell'IRI. Quattro anni dopo viene progettato un nuovo grande impianto siderurgico a ciclo integrale di cui viene avviata la costruzione nel quartiere di Cornigliano ma - terminato nel 1942 - non entrerà mai in funzione poiché dopo l'armistizio sarà smontato dalle truppe tedesche presenti in città e trasferito in Germania. Nel 1950, recuperati gli impianti asportati dai tedeschi, la SIAC riavvia le attività per la ricostruzione e l’ampliamento. Nel 1953 entra in funzione la nuova acciaieria a ciclo integrale che permise a Genova di diventare un polo di attrazione per i lavoratori di tutta Italia, in particolar modo dal Sud. Cinque anni dopo le acciaierie occupavano un'area di un milione di metri quadrati con una propria rete ferroviaria e un molo attrezzato per lo scarico delle materie prime. La produzione superò le 500.000 tonnellate di coke, 600.000 di ghisa e 1.000.000 di acciaio con le esportazioni che superarono le 150.000 tonnellate.

Il passaggio al Gruppo Riva

La storia dell'Ilva dal 1960 ad oggi è caratterizzata da profonde trasformazioni, da azienda pubblica a gruppo privato, e da una costante lotta tra produzione e impatto ambientale. Nel 1988 cambia nome in Acciaierie di Cornigliano venendo rilevata dal Gruppo Riva che l'anno successivo dismette l’acciaieria di Campi quando lo stabilimento aveva una capacità produttiva di 90.000 tonnellate di lamiere. Nel 2002 viene chiusa la cokeria e nel luglio del 2005 si raggiunge un’intesa tra proprietà e istituzioni in conseguenza della quale viene interamente dismessa la produzione a caldo e 350000 mq di aree vengono restituite alle istituzioni pubbliche.

La storia recente

Riassumendo poi la storia più recente, nel 2012 l'Ilva è commissariata a causa di problemi ambientali e gestionali; nel 2015 ArcelorMittal, il più grande produttore di acciaio al mondo, presenta una prima offerta per rilevarla ma l'operazione non va in porto. L'acquisirà nel 2018 rinominandola ArcelorMittal Italia Spa ma due anni dopo annuncia l'intenzione di abbandonarla adducendo difficoltà economiche. Nel 2021 Invitalia, una società del Ministero dell'Economia e delle Finanze, entra nel capitale sociale con una partecipazione del 38% e la società viene rinominata Acciaierie d'Italia Spa. Ed è proprio Invitalia che all'inizio dell'anno scorso richiede al Ministero delle Imprese e del Made in Italy l'ammissione immediata alla procedura di amministrazione straordinaria della società che viene accettata con un decreto del 17 aprile che nomina Commissari straordinari Giancarlo Quaranta, Giovanni Fiori e Davide Tabarelli. Attualmente è in corso un piano del governo per decarbonizzare gli impianti e renderli sostenibili dal punto di vista ambientale e sono state avviate trattative per la cessione dell'azienda. In ogni caso una vicenda, quella dell'Ilva, che rimane un tema centrale nel dibattito economico e sociale del nostro paese, con questioni aperte sulla sostenibilità ambientale, la tutela della salute e la competitività dell'acciaio italiano. 

 

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