Siamo preoccupati. L'inchiesta, sulla quale non ci permettiamo di esprimere alcuna posizione, che dal 7 maggio ha sconvolto la Liguria ha già causato comunque pesanti ripercussioni sulla città di Genova e non solo. Tutto il sistema politico, imprenditoriale, dirigenziale degli enti, in questa situazione di interregni, si muove a vista per riposizionarsi per occupare spazi per scendere da un carro per salire su un altro magari ritenuto quello che prenderà il comando dei prossimi anni.
E come sempre accade, in queste situazioni entrano in scena anche “sciacalli" e opportunisti che ora hanno l'occasione per riguadagnare posizioni e sparigliare le carte. Di fatto in molti settori si sono aperte guerre dall’esito molto incerto.
Partiamo da quello che sta avvenendo in porto. Già mesi fa le dimissioni di Signorini per andare in Iren avevano aperto forti contrasti interni ma il Commissariamento di Piacenza, già segretario Generale, stava tenendo una linea. Poi sono arrivate le dimissioni da Commissario di Piacenza che poteva diventare il nuovo Presidente, ma che ora è fuori dai giochi e si deve anche capire se potrà restare come segretario generale stante le accese battaglie interne a Palazzo San Giorgio.
Al suo posto il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha nominato due figure importanti: l’ammiraglio Massimo Seno e il professor Alberto Maria Benedetti. Una doppia nomina che fa capire, piuttosto chiaramente, la preoccupazione di Roma nei confronti dell’Autorità di Genova e Savona che ha diverse opere in corso fondamentali per il suo sviluppo.
Il viceministro ai Trasporti Rixi ha sottolineato come peraltro ben noto, che le nomine dei commissari sono pro tempore in attesa che venga definito un nuovo presidente che difficilmente potrà’ comunque arrivare prima della primavera 2025.
Le opere in corso sono davvero molte e quella più nota e’ la nuova diga di Genova i cui costi aumentano di giorno in giorno mentre rischia di slittare sempre di più la data di consegna oggi spostata dal 2026 a novembre 2027. Un ritardo che ovviamente inizia a preoccupare il commissario Bucci che, nell'ultima riunione fatta venerdì scorso, avrebbe alzato la voce nei confronti di WeBuild e dell’appaltatore PerGenova Breakwater chiedendo risposte sui turni di lavoro, sulla lavorazione dei cassoni e sulla realizzazione delle colonne di ghiaia necessarie ad ancorare il muraglione sui fondali.
C’è da chiedersi se quel primo cassone depositato in mezzo al mare e inaugurato con evento a Palazzo San Giorgio non sia stato uno specchietto per le allodole, nessuno purtroppo comunica alcunché sulla diga mentre sarebbe opportuno dire all’opinione pubblica la verità’ di come stanno le cose.
C'è poi da chiarire cosa ne sarà del Terminal Rinfuse. Se anziché Rinfuse dovesse essere trasformato in altra piattaforma per contenitori andrebbe rimessa a gara? E forse diventa anche necessario domandarsi se ci sia bisogno di aumentare lo spazio contenitori nel porto di Genova.
Attenzione poi alla vicenda dei Depositi chimici che potrebbe riaprirsi a sorpresa anche, e non solo, per via di una sentenza del Tar contraria all’insediamento dei Depositi a Ponte Somalia. Superba dell’imprenditore Ottolenghi potrebbe tornare a vantare i propri diritti sul Carbonile ex Enel, a fianco di Spinelli che ha presentato istanza di rinnovo delle licenze e del Genoa Metal Terminal, in corsa con un’istanza concorrente. E' bene ricordare che di fatto l’Authority non ha mai bocciato l’istanza sulle aree fatta nel 2017 e che quindi potrebbe diventare, chissà, una soluzione.
E poi c'è la situazione legata ai Cantieri Amico, un'eccellenza mondiale con clienti di assoluto livello ma che rischia di vedersi ridurre le aree. Da monitorare anche il discorso Ente Bacini con gli armatori che si lamentavano dei costi eccessivi voluti dalla presidenza Vianello oggi uscito per l’inchiesta dall’Ente che deve ora subire anch’essa una battaglia per rimescolare le carte a vantaggio di chi? Gli appetiti di quello spazio sono molti e coinvolgono tutte le aree di Riparazioni Navali, Cantieri Amico, Ente Bacini.
Ma la maxi inchiesta non sta mettendo in crisi solo il porto. Paolo Emilio Signorini era infatti diventato amministratore delegato di Iren, una delle più importanti e dinamiche multiutility del panorama italiano. Era stato messo lì da Bucci per evitare che Torino e Reggio Emilia, gli altri due “azionisti” oltre a Genova proprio per far contare il nostro territorio con investimenti che a quanto pare abbiamo sempre privilegiato Torino e Reggio mentre Genova ha sempre raccolto le briciole. Ed anche il consulente Vianello che doveva mediare anche col Pd e con Reggio Emilia, e’ stato messo fuori gioco e ora Genova non è più rappresentata in Iren e ci si domanda chi metterà Bucci ll tavolo di una società che conta 9 miliardi di fatturato e di cui siamo anche azionisti di maggioranza relativa. Riuscirà la nostra città a non essere tagliata fuori dai giochi?
Insomma siamo preoccupati.
Siamo in mezzo ad un cambio totale ma comunque vada ben difficilmente si ritroverà quella intesa che a nostro parere ha dato una forte crescita da dopo il crollo del Morandi momento tragico drammatico che però aveva visto mettere da parte le appartenenze e lavorare tutti per superare quel terribile momento.
In questo totale marasma dovremo andare nei prossimi due anni a elezioni regionali poi comunali, nominare un nuovo presidente del Porto, una nuova proprietà e un nuovo direttore del Secolo XIX.
IL COMMENTO
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