Dall’ombra del Festival arriva una sorprendente insofferenza nei confronti della libera informazione, che francamente lascia basiti. I protagonisti sono un candidato sindaco alle prossime elezioni di giugno per Sanremo, Alessandro Mager, e un parlamentare della Repubblica, l’uomo forte locale di Fratelli d’Italia, Gianni Berrino.
Il primo si segnala per una iniziativa peraltro non nuova, cioè il lamento legato a presunti sfavoritismi. Dunque: “Con Primocanale non parlo”. Pronunciatosi in questo modo attraverso il suo responsabile della comunicazione, non è dato sapere nel dettaglio su che cosa Mager obietti. Non aver coperto tutte le sue iniziative, non avergli dato più spazio?
Secondo un vecchio adagio, “chi non mi vuole non mi merita”. E la questione, in fondo, potrebbe chiudersi lì. Nessuno si strapperebbe i capelli per non poter conoscere il Mager-pensiero: con tutto il rispetto, ce ne faremmo una rapida ragione. Solo che di mezzo c’è la norma della “par condicio” televisiva, quindi la cosa si complica un po’, obbligando l’editore di questa testata, Maurizio Rossi, a scrivere un pezzo per informare i controllori che è volontà del candidato sindaco per Sanremo negarsi. Non è responsabilità di Primocanale.
Del resto, a proposito delle rimostranze possibili, nella mia ahimè lunga carriera giornalistica non mi è mai capitato che qualcuno candidato a qualcosa abbia riconosciuto che pesi e contrappesi erano stati correttamente applicati. C’è sempre stato chi ha ritenuto che l’antagonista sia stato favorito e che a lui non sia stata riconosciuta l’attenzione dovuta. Impressioni. Errate, ovviamente.
Però, se anche così fosse – e, ribadisco, non è mai accaduto – l’interessato dovrebbe utilizzare anche la minima occasione proprio per illustrare le sue proteste, per dire che viene politicamente penalizzato e discriminato. Insomma, dovrebbe utilizzare lo strumento che contesta per affermare quanto contesta.
Se, invece, si ricorre alla formuletta “con te non parlo”, oggigiorno potrebbero persino darti del fascista. Nell’ipotesi migliore si incappa nell’obiezione che mancano gli argomenti. Non so se sia il caso di Mager, tuttavia un dubbio mi viene. Oppure nella sua furia di insofferente silenzio l’avvocato ambirebbe a negare pure questo diritto?
Pur facendo parte di uno schieramento civico che però non si ispira al centrosinistra (il quale difatti candida l’ex leader della Cgil imperiese Fulvio Fellegara), il candidato sindaco silente (con noi) sembra non vedere di cattivo occhio, con il suo atteggiamento, la proposta dell’avversario Berrino. Alfiere del centrodestra locale, il quale tuttavia ha deciso per le elezioni sanremesi di non puntare su Mager, Berrino vorrebbe incarcerare i giornalisti: quattro anni e mezzo di galera se diffami un politico.
Ora, posto che nessuno, neppure tra i giornalisti, mi risulta essere mai stato d’accordo con la diffamazione dolosa, Berrino, che di mestiere fa anche lui l’avvocato, dovrebbe sapere almeno due cose. La prima: le norme contro certe aberrazioni dell’informazione (e non solo) esistono già. Secondo: ogni reato ha una gradazione di pena studiata e quattro anni e mezzo di galera prefigurano solo la volontà di mettere il bavaglio ai giornalisti.
Per evitare scontri sgradevoli in fase pre-elettorale, quasi con certezza l’emendamento del leader sanremese verrà ritirato. Resta, però, il gesto inaccettabile. E’ come se noi scrivessimo che i politici che non rispettano le promesse devono finire in galera. Le carceri già traboccano, di sicuro non basterebbero… Fuor di battuta: non trova, caro Berrino, che sarebbe un po’ troppo?
IL COMMENTO
Volatilità elettorale e instabilità politica
Politici, uffici stampa e ignoranza. Frattocchie e Camilluccia un ricordo