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L'ingegnere collaboratore di Morandi dava fastidio perché aveva chiesto di rifare la pila causa del crollo molti anni prima della tragedia. Per emarginarlo già nel 2017 l'imputato Donferri Mitelli aveva scritto che "non era più in vita"
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GENOVA -Per uno degli imputati principali del processo Morandi, il numero tre di Autostrade per l'Italia, l'architetto Michele Donferri Mitelli (nella foto), l'ingegnere Francesco Pisani è come se fosse morto due volte.

La scomparsa del teste chiave del processo Morandi, avvenuta nelle scorse ore, fa  tornare alla mente uno dei retroscena più imbarazzanti accertati dai finanzieri titolari delle indagini sulla tragedia del 14 agosto del 2018: per togliersi di torno Pisani, che aveva più volte ribadito la necessità di mettere in sicurezza la pila 9 che ha poi provocato il crollo, l'imputato Donferri Mitelli l'aveva dato per morto già nel 2017 scrivendolo in una email.

Ma Pisani nel 2017 era ancora vivo e vegeto: è morto nelle scorse ore a 90 anni a Roma.

L’ingegnere, collaboratore di Riccardo Morandi all’epoca della costruzione del viadotto Polcevera e progettista del rinforzo della pila 11 negli anni Novanta, era stato estromesso da ogni consulenza di Aspi.  

Pisani proprio perché temuto ed emarginato dai vertici di Autostrade era diventato il testimone più importante dell'accusa al processo ai 58 imputati alla sbarra.

Per ascoltarlo, vista l’età e le precarie condizioni di salute, il collegio dei giudici aveva predisposto un trasferimento del processo a Roma. Doveva accadere a metà luglio, poi è slittato a settembre. Purtroppo, come si ventilava, non c'è stato il tempo di farlo.

Per questo ora gli inquirenti dovranno necessariamente limitarsi ad acquisire le sommarie dichiarazioni rese dai Pisani ai finanzieri a Roma dopo il crollo del Morandi.

Il teste anche agli inquirenti aveva spiegato di avere suggerito ad Autostrade che dopo la messa in sicurezza della pila 11 nel '93, bisognava controllare e intervenire anche sulle pile 9 e 10. E anche se dalle indagini fatte da Spea l’intervento non sembrava urgentissimo, per Pisani sarebbe stato “consigliabile farlo quanto prima”.

Per questo non era stato più interpellato da Autostrade per l'Italia, nemmeno in occasione della realizzazione del progetto di retrofitting delle due pile avviato nel 2015. Anzi, era stato proprio dopo due anni dopo che Donferri in una mail aveva scritto che Pisani “non era più in vita”.

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