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Scrivere di politica, anzi di partiti, oggi non è un campo favorevole all’interesse dei lettori. Che di politica, anzi di partiti, si occupano sempre meno. Le rogne del Pd non hanno appassionati, perché si replicano stancamente da almeno cinque anni, con un ritmo ripetitivo e povero di sorprese. Le faccende della destra al potere, poi, interessano solo come argomenti di colore, barzellette su alcuni comprimari con cui la povera premier governa o cerca di farlo, personaggi davvero sorprendenti, un misto di diffusori di ignoranza o peggio, produttori di irripetibili analisi. Immagino la Meloni quando si sveglia la mattina e si chiede: che cosa diranno oggi? Chi parlerà? Che cavolata inventerà?

Torniamo dunque al Pd. A quello locale, ligure per intenderci. Perché in questi giorni ci sono due fatti nuovi e da non sottovalutare. Una sorta di ultima chance che potrebbe davvero o segnare una svolta, oppure affossarsi miseramente. Ma almeno ci sono i motivi. I motivi di una sottolineatura che mi piace rilevare.

Il primo è la scelta del nuovo segretario regionale, Davide Natale, spezzino e consigliere in via Fieschi, fatta per acclamazione. Come avveniva qualche volta nella politica del passato, è stato fatto un lavoro minuzioso per individuare il candidato e con questo, probabilmente, un lavoro di ricomposizione delle varie correnti che, dopo la scelta della Schlein si erano inasprite, facendo ipotizzare, addirittura, possibili scissioni.

Davide Natale, che io non conosco, leggo sia persona pacata, tranquilla, capace di mediazione. E’ uomo di corrente e ci mancherebbe che non lo fosse, della corrente di Orlando, che comanda in Liguria e che, a dire la verità, è stata la responsabile di tutte le ultime delusioni del partito, e di tutte le scelte (leggi soprattutto candidature) ceffate sonoramente.

Ma Natale sembra muoversi in maniera diversa, più sobria, poche parole, gran lavoro di ricuciture. Un ottimo “rammendatore” a quanto si racconta e, quindi, l’unico sarto che potrebbe riparare il partito strappato e renderlo presentabile alle prossime regionali fra due anni. Quando ci sarà da tentare di togliere il trono a Toti e poi, magari, provare a soffiarlo anche all’erede di Bucci. Magari Piciocchi stando alle narrazioni.

Vedremo come si muove Natale. Ma almeno il consigliere spezzino è “nuovo” nel senso corretto del termine.

La vera novità, però, è che finalmente per la sinistra (Pd e altri) c’è un possibile leader regionale in rapida formazione, che fra qualche anno potrebbe davvero fare il capo. Come furono capi i vecchi del partito quando era egemone, da Margini a Mazzarello, da Montaldo e Burlando soprattutto. Che erano leader e tiravano su voti a volte a palate.

Si chiama Russo. Marco Russo. Fa il sindaco di Savona da poco. Candidato civico, cioè senza tessera, ma vabbè diamo tempo al tempo. E’ l’unico “di sinistra” ad avere vinto in Liguria con una coalizione progressista, quella che era stata battezzata con pericolosa enfasi “campo largo”. Lui solo ce l’ha fatta, con una campagna elettorale lunga, l’avvocato savonese ha trionfato quando ci fu il ballottaggio battendo l’avversario di centrodestra con oltre il 60 per cento. Insomma è stato l’unico a “battere” Toti. Dunque, se non fosse già sindaco di Savona, potrebbe essere l’avversario perfetto per sfidare il governatore.

Certo Russo ha una storia alle spalle di tutto rispetto. Una famiglia che sa fare politica e l’ha fatta, una professione, ideali. Insomma la sua vittoria aveva indicato un’ ottima ricetta per tutto il centrosinistra.

Da alcuni giorni, poi, il sindaco di Savona è diventato anche una figura nazionale. Da quando a marzo ha iscritto all’anagrafe il bambino figlio di due donne. Un bebé concepito all’estero con fecondazione assistita e poi nato al San Paolo di Savona. Spiegava Russo: “E’ la dichiarazione di nascita del minore con contestuale riconoscimento di filiazione da parte di una coppia omogenitoriale”.

Firmò personalmente l’atto per evitare di mettere nei pasticci un funzionario del Comune che così facendo sarebbe andato contro la direttiva del ministero dell’Interno, quella circolare contestatissima del ministro Piantedosi che impone lo stop a questo tipo di registrazioni non contemplate dalla legge attuale.

Ma la vera svolta è di pochi giorni fa quando la Procura di Savona in assoluta controtendenza rispetto ad altre realtà nazionali, ha deciso di non impugnare la dichiarazione di nascita del bambino figlio di due mamme così come è stata registrata proprio da Russo. E Russo ha ribadito di avere fatto questo per tutelare i diritti sacrosanti del neonato. L’atto – ha detto la Procura – non è illegittimo. Non c’entrano questioni di utero in affitto perché c’è una madre biologica.

Così il sindaco di Savona, con una sua scelta controcorrente e intelligente, da cattolico aperto, vero progressista non di facciata o di parola (parla pochissimo e questo è da vero leader!), ha agito da “primo cittadino” senza farsi spaventare dalle circolari ministeriali come altri suoi colleghi italici, magari propulsori del più bieco populismo.

I veri leader fanno queste cose piuttosto che sparare sciocchezze a destra e sinistra che si sciolgono nella macaia senza lasciare tracce.

Ci ragionerà Natale sul futuro di Russo?