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Francesca Clapcich è la prima italiana nella storia a vincere The Ocean Race, la regata che gira intorno al mondo. Non la prima donna che è anche italiana, solo la prima italiana.

Io non so niente di vela ma anche solo pensare di rimanere sei mesi su una barca vela mentre viaggio in mezzo all'oceano evitando orche assassine mi spaventa. Figuriamoci se siamo nel bel mezzo di una gara, anzi LA gara del mondo della vela.

Un'impresa incredibile, anche per chi di questo sport non se ne capisce niente. E così quando la notizia è stata diligentemente diffusa su ogni piattaforma che il 2023 consente e il primo commento è stato "Questa farà i panini a bordo", mi sono stupita. Parliamo di una atleta che è stata due volte alle Olimpiadi, una delle migliori veliste italiane, la prima persona nata in Italia a vincere questa incredibile gara.

Eppure non mi sarei dovuta stupire. Mi risuonano in testa le parole di tanti, amici, colleghi, mio padre, mio fratello e al contempo monta quella sensazione frustrante di fastidio con cui ogni donna, prima o poi, anche se con forme e facce diverse, ha dovuto fare i conti.

Nessuna lezione sul patriarcato che non ho il diritto di fare, quelle le lascio a chi gli stereotipi di genere li studia (sì, esistono), ma solo una riflessione.

Dall'atleta olimpionica pluripremiata che vince e che per qualche cretino - perdonatemi il termine - è quella che fa i panini sulla barca vela con cui ha fatto il giro del mondo a quello che l'altra volta mi ha detto che non sapevo guidare perchè ero una donna (in realtà ero solo sovrappensiero) passando per i 100 euro in meno in busta paga rispetto a colleghi con stesso titolo di studio. Notizia flash: il 77% delle persone che si suicidano in Italia sono uomini.

Elaborando: ci sono diversi studi che trovano una correlazione tra la maggioranza degli uomini che si tolgono la vita e la difficoltà nel farsi curare. Perchè se ci pensate anche il genere maschile, per la società, deve seguire delle regole, imposte, esattamente come le donne. C'è la mamma che sta in cucina e l'uomo che va a lavorare ed è l'unico che porta "la pagnotta" a casa. E allora c'è la pressione economica, sociale, c'è la necessità di rientrare in una scatola quadrata anche quando si è tondi. C'è anche la malattia mentale, che molto spesso è più facile da approcciare per le donne.

Fai l'uomo, non piangere! Non fare la femminuccia, dimostra di essere un vero uomo! I maschi non possono avere paura, non parlano di sentimenti, non si lasciano andare alle smancerie. E poi magari non si curano e si ammazzano.

Altro dato: le vittime uccise in una relazione di coppia (o in famiglia) sono 139 circa all'anno. Trenanove di questi sono uomini mentre gli altri 100, indovinate, donne. Però l'ho sentito dire tra i banchi dell'università che "il femminicidio è sessista perchè anche gli uomini vengono uccisi".

Lo stereotipo di genere esiste, e ha conseguenze devastanti. Perchè la mentalità che ti fa dire che una campionessa come Clapcich è "quella che fa i panini" fa ridere otto uomini su 10 (si parla di 0 su 10 tra il pubblico femminile) ma fa parte di un qualcosa di più grande, di più complesso, che è quello che poi fa registrare nel bel Paese una retribuzione oraria pari a 15 euro per le donne e a 16 euro per gli uomini. Che a sua volta mi vede camminare per strada di sera vestita normalmente con una sola cuffietta invece che due: niente musica ad alto volume, potrei non sentire se qualcuno arriva da dietro. Non per paura di essere derubata, ma di essere violentata.

Secondo uno studio Istat il 39,3% della popolazione italiana ritiene che una donna è in grado di sottrarsi ad un rapporto sessuale se davvero non lo vuole e il 23,9% ritiene che la donna possa provocare la violenza sessuale con il suo modo di vestire. A voi i commenti.

Con gli stereotipi di genere non si scherza, e non fa bene a nessuno. Quindi la prossima volta nessun panino ma solo complimenti per la prima italiana che ha vinto il giro del mondo in barca a vela.