Da 25 anni il Porto Antico a metà giugno si trasforma in un colorato bazaar, tra colori, profumi dal sapore orientale, sapori orientali che non si erano mai assaggiati prima. E poi la musica, la danza, il teatro: tante piccole luci in un porto che per sua natura è sempre stato un crocevia di culture, di persone che partono e persone che tornano, di storie, di incontri e di scontri. Ma qui al Suq regna l'armonia, da quando 25 anni fa Carla Peirolero ebbe l'idea, dopo un corso di mediazione culturale, di creare nel cuore pulsante della città un mercato a cielo aperto. Assieme a Valentina Arcuri, quella che sembrava una sfida impossibile è divenuta ormai oggi una tradizione consolidata dell'estate genovese, il primo vero appuntamento che fa assaporare l'estate, condita da chupe peruviano, makrout tunisini e piatti siriani.
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E se il cibo unisce a tavola più di mille anni di dialoghi, confronti e programmi di integrazione, quello che ancora rende più speciale questa manifestazione è la programmazione sui due palcoscenici, in Piazza delle Feste e all'Isola delle Chiatte, un ricco cartellone di spettacoli che offrono spunti di riflessione, prendono in giro pregiudizi e stereotipi, abbattono le "barriere" a pelle e uniscono gli animi di fronte ad un unico sentire. O almeno è quello che è successo nello splendido spettacolo di Micaela Casalboni, "Una luce intorno", reso ancora più magico dalla scenografia naturale del Porto di Genova di notte. La splendida attrice che, a Reggio Emilia fa teatro in carcere con Teatro dell'Argine, ha portato in scena uno spettacolo che intaglia la storia - letteralmente - di Sekou, un ragazzo nordafricano alla ricerca di se stesso. E, tra il tirare del legno, il cullare delle onde, le luci, a trovare se stessa è l'attrice, ma anche lo spettatore che davanti a storie potenti come queste si interroga sulle tante vite che viviamo ogni giorno. Storie incompiute, storie ancora da scrivere, storie con una luce intorno.
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Un po' come il Suq che osservato a qualche metro di distanza brilla del lavoro del team che ogni anno raggruppa cuochi, artisti, artigiani, grandi ospiti, per realizzare un evento unico. Così ogni anno c'è la fila per chi vuole assaggiare le specialità 'd'oltre mare', per un tatuaggio all'henné o per le treccine colorate. Quattro chiacchiere, un sorriso, la condivisione del tavolo e si accende una luce in più per chi abita nel palazzo accanto al nostro, ma che non conosciamo affatto. Intanto poco più in là un gruppo di ragazzi gioca a calcio, sono tutti italiani ma di culture diverse. Una luce accesa.
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IL COMMENTO
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