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I sindaci sono tornati di moda perché ora nel loro nome si ispirano le ansie nazionali di riforme costituzionali. Il fatto è che i sindaci veri, girano per i loro paesi o le loro città e parlano davvero con la gente. Almeno i sindaci seri, quelli che hanno capito quale è il loro compito. Esserci sempre. Uscire dall’ufficio, passeggiare per strada, parlare, litigare e tentare di convincere, confrontarsi e decidere. Il fatto di essere eletti direttamente dà molta forza e insieme molto potere.
Questo non significa che il sistema elettorale per eleggere i primi cittadini sia anche quello giusto per scegliere un premier o addirittura un Capo dello Stato. I filtri compensativi sono i controllori della buona democrazia.

In ogni caso la scelta di un sindaco in una grande città come in un piccolo paese è sempre strategica.
Le elezioni di oggi e domani saranno importantissime per tanti territori italiani e liguri, ma, come sempre, diventeranno anche la prima prova del governo Meloni, e soprattutto cominceranno a lanciare qualche segno di nuovi possibili assetti con nuove divisioni e nuove alleanze, di nuove tendenze imprevedibili e amare delusioni, come imprevedibile è il futuro politico italiano.

La curiosità della Liguria è che questa occasione ripropone volti del passato, indubbiamente personaggi di primo piano, allora, che ripresentandosi, sfidano una politica senza idee grandi e soprattutto concorrenti che, non per colpe loro, non hanno avuto scuole di formazione. C’è in alcuni casi e luoghi una sfida divertente tra Anziani e Giovani e Giovanissimi che potrebbe aprire qualche prospettiva interessante per le prossime scelte.  Cioè per i metodi di individuazione dei candidati. Come saranno scelti i candidati sindaco di Genova o per la presidenza della Regione? Con il metodo dell’usato-sicuro o del nuovo-sorpresa?

Nei ventitré comuni liguri in cui si vota oggi e domani, appaiono personaggi “storici”. Penso, per esempio a Imperia, dove Claudio Scajola ci riprova, forte della sua esperienza non solo del passato, come giovane leader della Democrazia Cristiana prima e poi braccio destro, soprattutto in fase elettorale di Silvio Berlusconi (un mago degli equilibri e delle novità da graduare bene quando si dovevano preparare le liste dei candidati che non erano agnellini), poi ministro degli Interni e delle Attività produttive. Sfidato da Ivan Bracco, commissario di polizia, un candidato del centrosinistra che appare battagliero e desideroso  di scalzare il notabile doc. Ma le altre coalizioni sono frizzanti, piene di “sì, ma anche”. Composite e variegate.
Così come avviene a Sarzana dove assistiamo al ritorno di un personaggio “politicamente pesante” come Renzo Guccinelli, assessore nelle giunte di sinistra della Liguria, molto attivo, aperto e , allora, moderno.
Interessante, infine, la sfida di Sestri Levante dove la sindaca Valentina Ghio del Pd lascia la poltrona avendo fatto il grande salto al Parlamento. In questo caso, davvero, l’interesse sarà particolare perché si tratterrà di una piccola verifica delle intenzioni strategiche di Elly Schlein neo-segretaria del nuovo Pd tornato, almeno a parole, di sinistra.

L’analisi che si sprecherà subito dopo i risultati, riguarderà soprattutto la campagna elettorale della primavera del prossimo anno, quando saremo chiamati a votare per le Europee. Questa volta sì che governo e opposizioni saranno giudicate e allora sì che i risultati segneranno profondamente la politica non solo europea (in un momento drammatico), ma anche nazionale.

Quali alleanze funzionano? Reggerà il governo di centrodestra con un “partito di Giorgia” all’interno addirittura di Fratelli d’Italia? A sinistra la svolta di Elly darà soddisfazioni o no? Che cosa faranno i cattolici del Pd? Come si moduleranno i rapporti (oggi problematici checché se ne dica, anche localmente e ci volevano alcuni geni nazionali e locali per non capirlo)  con i Cinquestelle che sembrerebbero abbastanza spiazzati dalla giovane segretaria piddina? Per non parlare del Centro così atteso da molti e fino a oggi assai litigioso.
Ebbene, anche queste elezioni locali, con pochi partiti e molte sigle locali divertenti, saranno un aperitivo su cui scatenare fantasie e ragionamenti.

Sempre che i votanti non vadano ancora di più scomparendo, lasciando il posto al potente popolo del non voto.  Se così fosse anche nel voto locale sarebbe uno choc.