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Dalla tragedia di via Polleri, il secondo crimine dall'inizio del 2023 a Genova avvenuto con una pistola, e l'incontro con l'americana esportata nel quartiere del Carmine, non posso che pensare alla nostra fortuna
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GENOVA - "What's happening? The police killed someone?", "Cosa è successo? La polizia ha ucciso qualcuno?". È la domanda di una giovane donna americana che verso le 20.30 del 25 aprile si è fermata accanto a me, in salita sant'Agata, a una decina di metri dal telo bianco che copriva un cadavere in via Polleri.

Andava a fare la spesa e tutto di lei gridava America. Dalle infradito ai piedi, nonostante fossimo nel bel mezzo della città, ai capelli bagnati che, se solo la vedesse mia nonna le urlerebbe di tutto, fino all'accento americano che farebbe rabbrividire ogni cittadino d'oltremanica.

La sua voce squillante ha interrotto i cronisti, intenti a ricostruire quello che era appena successo: l'omicidio di Manuel di Palo, 38 anni, ancora disteso per la strada sotto alle macchine fotografiche della polizia scientifica. Circondato da due volanti e da un manipolo di agenti, per chi non ha mai assistito all'after math di un omicidio, il primo sopralluogo delle forze dell'ordine potrebbe sembrare molte cose.

"No, non è stata la polizia", le ho risposto stranita. Tornando a casa, ci ripensavo. Come poteva essere che a vedere quella scena, il suo primo pensiero fosse che ad uccidere un giovane in mezzo alla strada fosse stata la polizia? Non sto dicendo che in Italia determinate cose non succedano, anzi. E spesso, in casi del genere, le pene elargite lasciano l'amaro in bocca.

Ma io non vivo con la paura di essere uccisa se entro per sbaglio con l'auto nel vialetto di casa del vicino, o se sbuco - che poi vai a vedere in che senso - da un corridoio durante una perlustrazione della polizia in un palazzo di Brooklyn. Eppure questi sono solo gli ultimi due casi più recenti dalle cronache statunitensi.

Non ci penso neanche, e quando vedo i Carabinieri con la mitraglietta ai posti di blocco, ancora rimango con gli occhi sgranati.

Che poi la storia degli abusi della polizia in Italia è antica come le istituzioni e come in tutto il resto del mondo. A farne le spese sono quasi sempre le persone più deboli, le classi sociali più povere. I casi ci sono e non sono neanche pochi. Eppure.

"It doesn't happen in Italy", l'ho sentita dire mentre se ne andava con il viso corrucciato. "It does", ti dirò. Ma non così tanto da diventare una paura concreta nella testa delle persone. Se stai attraversando le strisce pedonali il tuo timore è che qualche pazzo alla guida non ti veda e ti travolga. Se vedo la polizia, il mio timore non è quello di essere ammazzata. In un paese civile come gli Stati Uniti invece è così. È una paura reale.

Dalla tragedia di via Polleri, il secondo crimine dall'inizio del 2023 a Genova avvenuto con una pistola e l'incontro con l'americana esportata nel quartiere del Carmine, non posso che pensare alla nostra fortuna. Alla fortuna di vivere in un paese in cui sì, le tragedie succedono, ma si può vivere sapendo di non rischiare di morire con 10 pallottole nel corpo solo perchè siamo scesi dall'auto al momento sbagliato. Alla fortuna di convivere con paure normali, come quella che al posto di blocco, al massimo, mi tolgano qualche punto della patente.