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Non si sa come andrà a finire l’ennesima crisi stagionale del Genoa (le notizie sono a parte). Si vedrà. Può finire con l’esonero di Blessin che ha deluso perché un po’ tutti pensavano che si dimettesse dopo il disastro col Cittadella, oppure può succedere che Spors, il general manager investito da pieni poteri dagli americani di 777 Partners proprietari anche del Grifone, possa confermare contro tutto e tutti il mister di Stoccarda come già accaduto sette giorni fa.

Resta il fatto che con una media di 1,53 punti a partita, lo score attuale, il Genoa difficilmente entrerebbe nei playoff di sicuro non in una posizione privilegiata. Questo per dire che lo slogan a stelle e strisce dell’”Only one year” rischia di essere il titolo di un fallimento. Ed è qui che tutti gli attori si devono assumere le proprie responsabilità. La casa madre della holding americana ha iniettato soldi freschi nel club, ha un progetto anche sulle strutture e dunque può essere giudicata sul medio periodo, ma nel presente i risultati sono sotto alle attese. Per la prima volta dopo l’uscita di Enrico Preziosi, i tifosi del Genoa hanno fischiato di brutto squadra e tecnico.

È il sussulto di orgoglio di un pubblico che ha fin qui applaudito tutto, compresa una retrocessione amara perché evitabile, ma che adesso si sono stufati dello spettacolo scadente che da oltre un mese si devono sorbire. Blessin, il tecnico amato dal popolo rossoblu e celebrato persino da Capello, ha perso certezze e ora è nel marasma e probabilmente senza futuro qui. Lui, il tedesco, ha tante responsabilità, ma quando a Perugia ha dato dei dilettanti ai suoi giocatori si è tolto un peso perché in realtà lui non ha mai creduto che il Genoa fosse una corazzata come invece espresso pubblicamente dai dirigenti e convinto di fare le valigie ha aperto il libro. Blessin è certo che quella che ha in mano sia una formazione buona, ma non in grado di ammazzare il campionato.

E questo era una spia della sua incapacità di gestire la pressione perché rispetto alla stagione scorsa la ricreazione era finita. Lo ha sibilato a Villa Rostan, soprattutto dopo i problemi di Pajac ed Ekuban, ma nessuno gli ha dato peso. Di sicuro la sola vittoria in casa conquistata fin qui rappresenta il suo totale disastro tattico e per questo andare avanti con lui sarebbe un suicidio. Spors a sua volta ha responsabilità enormi e anche aver puntato su Blessin dopo la caduta in B è stato un atto coraggioso, ma che fin qui non ha pagato. Se il Genoa non batte Como, Perugia e Cittadella e ora fa paura il Sud Tirol che ha un solo punto in meno dei rossoblù, significa che è tutto da rifare, compreso il mercato dove serviranno altri  investimenti pesanti.

La serie B è un tritatutto e per questo il Genoa può rientrare in corsa, anzi deve. Ma da risolvere c’è anche il dualismo tra i dirigenti di stanza a Genova e di chi sta in Florida. Se il presidente Zangrillo e il direttore sportivo fin qui silente Ottolini non hanno poteri allora è un inghippo. Tutti sono schiacciati dal plenipotenziario Spors che però dovrebbe spiegare bene a Josh Wander, cofondatore di 777, quale filosofia ha portato a certe scelte che vengono preferite alla componente genovese, diciamo mediterranea visto che l’ad e’ lo spagnolo Blazquez che sulla carta deve occuparsi di carte e conti, ma che comunque avrebbe diritto di dire la sua anche su questioni di campo.

La galassia rossoblu e’ composita e per questo non snella. I dubbi di efficienza ci sono, ma tutto alla fine si riduce al risultato sul campo. Per questo bisogna cambiare registro, consapevoli però che tutti, giocatori compresi, potevano fare di più. Aspettando gli eventi di sicuro c’è da lavorare e come sempre, nella tradizione genoana, da soffrire.

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